Quali cambiamenti per salvare il Servizio Sanitario Nazionale?

Il recente documento del Comitato Nazionale per la Bioetica “In difesa del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)” del 26 gennaio 2017, tocca punti interessanti, ma non esaustivi. A mio avviso bisogna considerare i seguenti aspetti:

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E se cambiassimo metodo?

Vorrei formulare due suggerimenti, uno al Governo e uno alla RAI:

 

Al Governo: preparare le leggi di riforma con metodo scientifico. Ciò significa formulare un testo sulla base delle conoscenze più ampie (ossia su ciò che altri hanno fatto in ambito nazionale e internazionale), sottoporre la proposta al commento internazionale per la validazione e poi presentarla al Parlamento. Oggi ciò non avviene: la proposta è spesso redatta frettolosamente con pochi esperti amici e rilasciata senza alcuna validazione. Questo metodo non scientifico è spesso causa di inefficienza delle leggi e di sfiducia della popolazione oltre che di continue e deprimenti modifiche (vedi scuola, fisco, ammortizzatori sociali, etc.).

Alla RAI: dare spazio in prima serata ad alcuni temi della vita del Paese con personalità che non siano solo e sempre gli stessi politici, giornalisti o sindacalisti. Ad esempio facciamo capire alla popolazione che i posti di lavoro non scendono dal cielo o dalla benevolenza dello Stato, ma dalle imprese private che non sono i nemici dei lavoratori o padroni sfruttatori, ma sono le uniche che possono produrre posti di lavoro e benessere nazionale senza imporre tasse alla popolazione. Non serve andare in piazza con i tamburi ed i fischietti, bisogna dare sostegno e fiducia alle nostre imprese private sane, perché acquisiscano competitività e commesse. Se la gente capisce questo semplice meccanismo e non assiste solo e su tutte le reti a scontri verbali che fanno spettacolo, ma non educazione, i risultati saranno forse quelli di influire meno sull’auditel ma certo più sul progresso della Nazione.

Io credo che IES debba impegnarsi su questi punti con spirito di aperta e disinteressata collaborazione.

Idee per l’anno nuovo

Considerando lo scenario italiano di inizio anno, non vedo motivi di grande ottimismo: la pochezza di chi governa, l’aumento del costo della vita e delle tasse, la stagnazione economica che continua non lasciano intravvedere una vera ripresa. Come andrà a finire? Voglio sperare che tra qualche tempo ci si possa accordare su un Governo di emergenza (o di scopo) che lasci da parte le risse per iniziare un programma serio di rilancio del nostro Paese. La matassa è intricata; il Presidente della Repubblica ha tentato in vari modi di spingere la politica nella suddetta direzione, ma non ci è riuscito. Nel suo discorso di fine anno ho colto tanta amarezza e ho provato persino pena. Prima tutti lo esaltavano, ora molti lo criticano: grande amarezza. Se si riuscisse  a creare un Governo di emergenza, che si potrebbe fare? Vorrei sottoporvi tre proposte per cominciare.

1. Fare una legge elettorale onesta. La proposta di IES è già stata pubblicata (vedi www.italiaies.it) e consiste in sostanza nel lasciare al popolo elettore la facoltà di votare o di rifiutare i candidati proposti da partiti, penalizzandoli se non candidano persone credibili e quindi non ottengono il consenso. Inoltre bisogna abolire il mestiere del politico, limitando a due i mandati e le nomine politiche di ogni persona, che è così costretta ad avere una sua attività professionale prima e dopo l’impegno politico, evitando lo strazio di tutte quelle poltrone e relative ricche retribuzioni create ad arte per assicurare ai politici di professione una posizione ben retribuita comunque. Poltrone peraltro non solo costose, ma anche dannose per i cittadini italiani quando sono collocate in Società pubbliche di servizi che, grazie alla loro incapacità ed avidità, funzionano male oltre a costare troppo. Per non parlare della migliaia di Enti inutili, Agenzie, Authority, ecc., ecc., nonché dei livelli istituzionali troppo numerosi che gonfiano la spesa pubblica, creando solo confusione e impedimenti burocratici.

2. Riformare alcune parti della Costituzione che oggi si dimostrano superate. Bisogna ridurre i livelli di governo e gerarchizzarli: non si può pensare che Stato, Regioni, Province, Comuni e città metropolitane operino in pressoché totale parità di poteri. Se il centralismo è sbagliato, la polverizzazione dei poteri e delle responsabilità è anche più dannosa e costosa. Anche il bicameralismo perfetto va modificato. Io credo che un Senato costituito da maggiorenti della società civile, nominati dai partiti in numero proporzionale al consenso ricevuto, ma di riconosciuta capacità, privo di potere legislativo e deputato ad esempio ad effettuare le nomine pubbliche e a verificare l’equità e l’utilità per il bene comune delle leggi redatte dalla Camera, sarebbe un passo avanti enorme nella qualità dello Stato italiano, in analogia a quanto seppe fare la Repubblica Romana, specie nel suo periodo intermedio di maggior successo: senatori di prestigio che per prestigio e non per utilità vegliano sull’Italia. La sottrazione alla politica delle nomine in Istituzioni pubbliche significherebbe ridurre l’eccessiva invadenza dei partiti in gran parte dei servizi essenziali della Nazione, come la Sanità, le Magistrature, Enti pubblici di vario tipo, ecc., invadenza che si associa troppo spesso a corruzione e a sottogoverno.

3. Infine propongo di chiamare chi ricopre cariche pubbliche a rispondere in solido degli eventuali danni che provoca. Facciamo qualche esempio: ad Ischia sono sorte in pochi anni 800 case abusive, tanto che il Governo ha dovuto ricorrere ad una sanatoria straordinaria per chiudere la questione. Mi chiedo: dov’era il Sindaco di Ischia mentre sorgevano le 800 case abusive? Chi risponde del danno ambientale subito dall’Italia a causa della sua “culpa in vigilando”? Non è giusto che egli risponda almeno in parte con i suoi beni? Se così fosse, credo che riusciremmo in breve tempo a porre fine alla devastazione dei nostri paesaggi più belli causata dalla speculazione edilizia e dall’abusivismo. E lo stesso vale per tutti i danni ambientali che l’Italia sta subendo per mano dell’inefficienza e della correità di chi dovrebbe vigilare; ma vale anche per i buchi di bilancio praticati nelle Regioni, nei Comuni, negli Enti pubblici o partecipati, che si traducono poi in disservizi per tutti noi (spazzatura per strada, trasporti carenti, assistenza socio-sanitaria insufficiente, scuole disastrate, ecc., ecc.). E vale anche per certe decisioni delle Magistrature quando sentenziano addirittura in conflitto con le leggi vigenti, come è capitato quando alcuni sostituti procuratori sono intervenuti imponendo interventi in tema di procreazione medicalmente assistita o di terapie con presunte cellule staminali contro il parere della scienza internazionale oltre che delle norme italiane. In altro campo ricordiamo l’intervento della Procura e poi del GIP di Taranto nella vicenda dell’ILVA che ancora non riesce a risanare il proprio ambiente malgrado i finanziamenti reperiti (vedi il testo dell’intervento video di Corrado Clini al Convegno “Giustizia? Esperienze a confronto per una riforma”, Milano, 14 dicembre 2013, pubblicato su http://www.tempi.it).

Mi piacerebbe se riuscissimo a condividere proposte come quelle che ho sopra abbozzato. Forse si potrebbe cominciare a parlarne, magari limitandoci per ora alla proposta N. 3 che è la più facile da condividere, anche se, al pari delle altre, certamente indigesta per gli attuali nostri politici. Con questo pensiero auguro a tutti un 2014 positivo.

La riforma elettorale che verrà (?)

Alle ultime elezioni regionali in Sicilia il 53% circa degli elettori non ha votato. Ciò non ha avuto nessun peso sulla politica siciliana che ha infatti costituito un Governo Regionale. Io credo che questo sia qualcosa che dovrebbe essere impedito da una onesta riforma elettorale: infatti se il popolo è davvero sovrano e la maggioranza di esso esprime disistima nei confronti dei partiti e dei candidati e non si reca a votare, non è democratico ignorare questo risultato e far finta di niente. A mio parere si dovrebbe prendere atto della volontà popolare e nominare un Commissario ad acta che traghetti la Regione verso nuove elezioni (con nuovi politici) da tenersi non prima di 1 o 2 anni più tardi. Un altro punto che una seria riforma elettorale dovrebbe cambiare è la scheda elettorale. Ancora una volta, se il popolo fosse davvero sovrano, dovrebbe poter esprimere il suo giudizio sui candidati proposti dai partiti, sia sbarrandone il nome, sia decidendo di rifiutare tutti i candidati proposti. E’ il modello Nevada di scheda elettorale che prevede la possibilità di sbarrare una casella che suona “nessuno dei candidati proposti”. Ciò indurrebbe i partiti a proporre persone degne per ottenere il voto dei cittadini.

Pensate voi che il nostro Parlamento farà una riforma elettorale che preveda queste varianti, unitamente a quella fondamentale di limitare il numero dei mandati dei parlamentari e dei consiglieri regionali, provinciali e comunali così da porre fine una buona volta al mestiere di parlamentare, che è la più importante causa del nostro malcostume politico e degli enormi costi della nostra politica? Se avete risposto sì, siete degli inguaribili ottimisti o, come diceva Pirandello, persone che guardano la vita attraverso lenti colorate di rosa.

La politica impudente

Lo sdegno popolare nei confronti dei nostri politici cresce di giorno in giorno, ma ciò non induce alcuno di essi a cambiare comportamento. Nei giorni recenti abbiamo visto Berlusconi che minaccia di far cadere il Governo se non si farà per lui una deroga delle leggi vigenti in quanto egli è stato votato da 10 milioni di Italiani e ha diritto all’agibilità politica. Abbiamo visto Napolitano che nomina 4 senatori a vita di sinistra, così da aumentare la consistenza della sinistra in Senato. Abbiamo  visto un Governo che abolisce l’IMU sulla prima casa nel 2013, ma annuncia una nuova tassa con un nome nuovo per il 2014, ciò che si chiama il gioco delle 3 carte o la presa per il naso del popolo sovrano. Siamo veramente vittime di una masnada di politici famelici e senza scrupoli, che opera spudoratamente per mantenere i propri privilegi a scapito della nazione, che non si preoccupa minimamente di risolvere i problemi gravi scaturiti dalla crisi, l’affanno delle imprese, la disoccupazione che ne deriva, l’incertezza del futuro soprattutto per i giovani. Lasciano l’Italia molti imprenditori e molti giovani, impoverendo il Paese delle sue risorse umane. Stanno morendo le piccole imprese artigiane e agricole, non vi è un serio pensiero sul turismo, sulla cultura e l’arte, sulla ricerca , sulla scuola e l’Università. Cosa succederà se continuerà l’immigrazione clandestina? Come faremo a difenderci dalla massa di delinquenti che operano nel Paese: perché non riorganizziamo e potenziamo le Forze dell’Ordine anziché tagliare ancora una volta le risorse a loro destinate? Perché non riformiamo la giustizia? In definitiva, che cosa fanno per il Paese questo Governo e questo Parlamento? Ma perché dobbiamo continuare a subire le loro inefficienze e le loro malefatte? Quando ridurremo una spesa pubblica che sta dissanguando l’Italia?

Io credo che la situazione sia prossima al punto di rottura. La storia insegna che quando la democrazia si ammala e si corrompe, il popolo “invoca il dittatore”, e ciò avviene quando vien meno il benessere, che in Italia è ancora diffuso. Se la povertà aumenterà, si creeranno le condizioni per un capovolgimento dello status quo. Quando accadrà? Difficile rispondere, ma io credo che stia per  finire un lungo periodo di benessere e grosse nubi si affaccino all’orizzonte.