È a tutti noto che la storia è scritta dai vincitori che notoriamente distorcono la verità a loro vantaggio. Non mi meraviglia quindi che la storia che ci insegnano a scuola sia manipolata. Ad esempio, chi sono stati nel 1945 in Italia i vincitori? Chiaramente gli alleati, ma questi alleati non sono venuti in Italia per liberarci, come viene spesso ripetuto; sono venuti per alleggerire i fronti Orientale e Occidentale e impegnare i Tedeschi su un fronte Meridionale. Qui essi non si sono impegnati troppo: il loro compito infatti non era quello di avanzare, ma di temporeggiare, così da obbligare i Tedeschi a mantenere truppe su un terzo fronte. Gli alleati non erano per nulla interessati all’Italia e agli Italiani che erano loro nemici, in quanto alleati dei Tedeschi che avevano poi tradito. In particolare non avevano alcuna considerazione della Resistenza anche perché questa era una sparuta minoranza che si manifestò solo tardivamente. La Resistenza però fu assai lesta nel vantare il proprio ruolo e nell’autoproclamarsi Governo provvisorio del Paese nel 1945, acclamata da quei 40 milioni di Fascisti che il 25 luglio 1943 si erano trasformati in una notte in 40 milioni di Antifascisti (Winston Churchill). L’America non si oppose né favorì questo evento, ma poi accettò lo stato di fatto perché pensò di utilizzare l’Italia come baluardo anticomunista in posizione strategica. Così il Governo provvisorio cacciò l’infame monarchia sabauda e diede vita ad una Costituzione, insediandosi saldamente al potere e dando inizio alla Repubblica Italiana. Tra scossoni e tradimenti, ambiguità e continue crisi di Governo, il 18 aprile 1948 la Democrazia Cristiana si insediò saldamente al potere con il malcelato scopo di mantenerlo a qualunque costo, alleandosi con chiunque pur di governare. Ma questa storia non è quella che insegnano a scuola dove si continua di parlare di liberatori americani, di Repubblica e Costituzione nate dalla Resistenza, di ruolo determinante della Resistenza nell’affermazione di democrazia e libertà, così oscurando la storia vera e le nefandezze che una guerra civile, quale fu la Resistenza, porta sempre con sé. Oggi una parte politica continua a mantenere vivi questi miti e noi continuiamo a far finta di crederci.
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L’ammissione alle specialità mediche in Gran Bretagna
In Gran Bretagna è in corso di sperimentazione un nuovo test di ammissione alle specialità mediche (specialty selection test, SST). Questo consta di due parti: 1) un test di problem solving, che mira a valutare le conoscenze cliniche, 2) un test di giudizio su situazioni, che mira a valutare i valori, l’integrità, la sensibilità e l’empatia, la capacità di lavorare in squadra e di sostenere pressioni psicologiche e lavorative.
Il test si compone di 90 domande in tutto, che sono valutate per via automatica elettronica. Forse l’SST potrebbe utilmente sostituire il numero chiuso di ingresso alle specialità, perché ammettendo solo i migliori la selezione avverrebbe sulla qualità e non sulla quantità, qualità che può essere maggiore o minore aumentando o riducendo il livello di complessità delle domande.
(Carr A e Irish B. The new specialty selection test. BMJ Careers 12 ottobre 2013, p. 10)
L’Università non prepara i giovani
Il 30,6% dei lavoratori che hanno studiato economia a livello universitario non conosce gli effetti degli interessi sul capitale, il 39,2% non comprende la dinamica dell’inflazione, il 33,2% non è in grado di definire la rischiosità di un investimento in una singola azienda rispetto ad un fondo comune di investimento.
La bassa alfabetizzazione economico-finanziaria (ma anche le discutibili azioni della finanza ndr) è presumibilmente intrecciata con l’antico predominio dell’investimento ritenuto più sicuro, il mattone o i titoli di Stato.
(Censis. Rapporto sulla Situazione Sociale del Paese, 2013. p. 238)
Il valore strategico della scuola
La diffusa disonestà e maleducazione di un popolo non si possono correggere solo con divieti e sanzioni. E’ l’educazione che può cambiare i comportamenti. Ecco perché gli investimenti nella scuola, se sufficienti e ben fatti, diventano strategici in una moderna società.
Il medico e il malato
La pratica medica (detta arte medica) è la sintesi tra scienza e tecnologia da un lato e la personalità e l’esperienza del medico dall’altro (Gadamer HG. Dove si nasconde la salute. Cortina Ed., Milano 1994). Quest’arte si traduce così nell’atto medico di diagnosi e cura, che è tanto più gradito ed efficace quanto più entrambe le componenti sono qualitativamente elevate.
Esiste un’attitudine ad essere medico (cioè a “saper essere”), ossia ad instaurare un rapporto con il malato, costituito da capacità tecniche e relazionali nonché di caratteristiche personali, che deve essere oggetto di intervento didattico e pedagogico, ma è migliorabile solo in parte. Questo implica che chi desidera iscriversi alla Facoltà di Medicina e Chirurgia debba essere sottoposto ad una valutazione attitudinale. Inoltre l’attitudine dell’internista è diversa da quella del chirurgo e quindi è anche necessario un esame attitudinale di ammissione alle specialità mediche e chirurgiche. Solo in tale modo si può passare dall’”insegnamento della medicina” alla “formazione del medico”, cioè a far sì che medico e paziente non rappresentino solo due ruoli, ma soprattutto due persone, che non possono limitare il loro rapporto alla sola considerazione dei sintomi, ma devono instaurare e sostenere un complesso rapporto relazionale. Dice Gadamer: “Dobbiamo renderci conto delle differenze che esistono tra la medicina scientifica e la vera e propria arte medica”. Appartiene all’arte medica anche la consapevolezza del medico della sua fragilità e della sua natura umana mortale: ciò mitiga la situazione del medico sano e forte e del paziente malato e debole. In realtà essi sono entrambe creature deboli che debbono aiutarsi a combattere il male. Per questo Donald Winnicott dedicò il suo libro “Gioco e realtà” (1974) “ai miei pazienti che hanno pagato per insegnarmi”.
Se quindi i medici hanno molto da imparare sia dai libri, sia dalla professione quotidiana, tuttavia anche i pazienti devono capire una cosa fondamentale: ognuno di noi deve custodire la propria salute per evitare di ammalarsi e ognuno di noi deve sforzarsi di capire i limiti e le possibilità dell’arte medica e della scienza, così da sfuggire alla speculazione della magia e agli interessi industriali, aumentando il proprio livello di conoscenza sul tema della salute e della malattia, inclusa l’azione delle Istituzioni deputate ad erogare i servizi sanitari. In una parola sapere e capire di più per vivere più anni in salute. Ecco perché dobbiamo insistere perché l’educazione sanitaria venga posta in primo piano tra le azioni sanitarie: si tratta di un investimento ad altissimo ritorno anche economico, ed è desolante osservare come esso non rientri nei compiti dei grandi mezzi di comunicazione di massa e venga considerato marginale dalle Istituzioni.