La politica delle Multinazionali del Tabacco

Le 4 Multinazionali più potenti al mondo, che producono sigarette, vendono più di 660 miliardi di sigarette per anno e sono responsabili di 6 milioni di morti prevenibili causate dal tabacco. La vendita di sigarette tende ad aumentare nel mondo grazie alla crescita della popolazione mondiale e ad una continua ed abile azione promozionale dei produttori. Tra queste la più recente posizione dei produttori è quella di mostrare un impegno per la “riduzione del danno” grazie alla sigaretta elettronica e per la produzione di prodotti del tabacco “meno tossici”.

E’ evidente il tentativo dei produttori di accreditarsi presso il mondo scientifico per evitare che le iniziative di contrasto al fumo di tabacco possano inficiare gli enormi profitti che anche nel 2013 si sono registrati. Questa politica di finta collaborazione con il mondo scientifico per ridurre i danni del tabacco e per ridurne l’uso, unita ad una potente capacità di contrasto legale a tutti i provvedimenti che limitano l’uso del tabacco e ad un’abilissima capacità di promuovere l’iniziazione al fumo dei giovani e delle donne, rende difficile aumentare il contrasto al tabacco anche nei Paesi più determinati che, oltre tutto, premuti come sono dalle necessità economiche, spesso si astengono dal prendere incisivi provvedimenti pur di non dover rinunciare ad introitare nelle Casse dello Stato una certa quantità di denaro fresco che, in Inghilterra, è di circa 3 miliardi di Sterline l’anno (BMJ 2015;350:h2052) e, in Italia, di circa 6 miliardi di Euro l’anno. Il profitto di pochi, oggi più che mai, prevale sull’interesse e la salute degli altri: pensiamo sia un dovere dire no a tale tendenza immorale.

Solo quindi un aumento di consapevolezza della popolazione e la pressione della società civile sui propri Governi può riuscire a contenere l’avanzata delle Multinazionali del tabacco e i danni alla salute pubblica che esse provocano.

Il film “The Answer – La risposta sei tu” è stato prodotto dalla Fondazione Il Sangue per contribuire a salvare i giovani dalla sventura del tabacco. Si tratta certo di poca cosa, ma se molti si impegnassero in iniziative analoghe, forse anche l’italia potrebbe vedere una diminuzione anziché un aumento dei giovani che fumano.

 

Colpevole inattività legislativa per la salute pubblica

Il governo inglese non ha finora introdotto il prezzo minimo per unità di alcool né il pacchetto anonimo per le sigarette, venendo così meno alle attese di provvedimenti di dimostrata utilità per la salute pubblica. Mark Potter, presidente della British Medical Association, ha stigmatizzato lo scarso impegno del governo, dichiarandosi molto deluso per il cedimento alle pressioni delle lobby industriali.

(Limb M. et al. Government has lost credibility on public health for inaction on cigarettes and alcohol. BMJ 2013; 346; f3024)

Accise sulle sigarette

Il Congresso americano ha stimato che un aumento delle accise federali sulle sigarette di 50 centesimi per pacchetto può essere un modo significativamente efficace di ridurre il deficit federale annuale fino al 2085 e contemporaneamente di aumentare il numero di fumatori che smettono ogni anno (attualmente il 6%). Anche la categoria dei sanitari deve però impegnarsi maggiormente per far cessare chi fuma, perché oggi il loro intervento è troppo limitato.

(Khuller D et al. Helping smokers to quit around the time of surgery. JAMA 309, 993-94, 2013)

Le bugie dei produttori di tabacco

Il giudice Gladys Kessler del District of Columbia (USA) ha condannato i produttori di sigarette per:
1) aver prodotto sigarette che aumentano l’assuefazione
2) aver negato fraudolentemente i danni del fumo passivo
3) insistere nel far credere che esistano tipi di sigarette “leggere” e quindi meno dannose.
I produttori dovranno pubblicizzare a loro spese la smentita di questa ingannevole pubblicità.

(E. Davis. BMJ 2012;345:e8205)

Riduzione del consumo di tabacco in Brasile

Il Brasile, applicando una politica di stretto controllo sul fumo di tabacco, ha visto diminuire del 46% il numero dei fumatori dal 1990 al 2010.
L’efficacia maggiore (circa la metà del risultato) è stata una specifica tassa sulle sigarette.

(Levy D et al. Plos Med 2012;9:e1001336)