La cannabis contiene diversi principi attivi (o cannabinoidi) dei quali il più noto, il tetraidrocannabinolo, produce effetti psicoattivi. Per uso clinico sono autorizzati tre cannabinoidi: il dronabinolo, il nabilone e il cannabidiolo. Quest’ultimo sembra efficace per il controllo di alcune malattie convulsive dell’infanzia, mentre l’evidenza scientifica degli altri costituenti per il controllo del colore cronico, delle patologie neurologiche associate a spasmi muscolari, del Parkinsoon, della sindrome di Tourette e dello stress post-traumatico è debole o assente. Malgrado ciò l’interesse del pubblico per la cannabis rimane alto, e vengono sottovalutati sia la dubbia efficacia clinica della cannabis, sia i rischi derivanti dal suo uso cronico, che sappiano essere deficit cognitivi, sviluppo di psicosi e compromissione dei rapporti sociali.
Hill KP. Medical use of cannabis in 2019. JAMA 322, 974-75, 2019