Sanità: rapporto su malati cronici, inesistente assistenza territoriale

Roma, 16 ott. (Adnkronos Salute) – Fuori dall’ospedale, il vuoto: l’assistenza territoriale agli anziani malati cronici e’ ancora una chimera. Se il paziente viene dimesso, infatti, in un terzo dei casi e’ la famiglia ad occuparsi di tutto, senza aver ricevuto alcun orientamento. E’ quanto emerge dall’XI Rapporto nazionale sulle politiche della cronicita’ ‘Emergenza famiglie: l’insostenibile leggerezza del Welfare’, presentato oggi a Roma dal Cnamc (Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici) di Cittadinanzattiva. Per il 52% delle associazioni, il medico di medicina generale fornisce solo le indicazioni degli uffici a cui rivolgersi, ma poi devono provvedere i familiari. Solo per il 15%, il medico di famiglia fa tutto il necessario dopo le dimissioni. Nel 76% dei casi, contestualmente alle dimissioni ospedaliere, non viene attivata l’assistenza domiciliare. In due casi su tre, il medico di famiglia non interagisce con Asl e Comuni per l’attivazione dei servizi socio sanitari e per il 70% delle associazioni non si integra con lo specialista. Riguardo all’assistenza domiciliare integrata (Adi), il 65,3% lamenta difficolta’ nell’attivarla, il 50% la scarsa integrazione tra gli interventi di tipo sanitario e di tipo sociale e un numero di ore insufficiente. Quasi nessuno e’ soddisfatto dell’assistenza che riceve a casa: solo il 27% la considera mediamente adeguata, il restante 73% la boccia. Notevoli le differenze da una regione all’altra: si va dall’1,5% di anziani trattati in Sicilia, nel 2010, all’11,6% dell’Emilia Romagna. Stessa variabilita’ per la spesa procapite per interventi e servizi sociali: 25,5 euro in Calabria, 269,3 euro in Valle D’Aosta. Per accedere all’assistenza residenziale e semiresidenziale, il primo problema segnalato sono i tempi di attesa eccessivamente lunghi: per il 39% passano tra i 3 e i 6 mesi, per il 13% anche piu’ di 6 mesi. Inoltre, il 79% delle associazioni ritiene del tutto mediocre l’assistenza ricevuta e poco meno della meta’ (43,5%) segnala la presenza di forme di maltrattamento: abbandono del paziente (70%), trascuratezza dell’igiene (70%), forme di aggressivita’ (60%), presenza di piaghe da decubito (60%), malnutrizione (40%), disidratazione (30%) e nel 10% dei casi perfino contenzione. Lunghi tempi anche per gli interventi chirurgici: il 30% dichiara di arrivare ad attendere da tre mesi ad un anno, mentre nella maggioranza dei casi (40%) si attendono almeno 2 mesi. Stessa cosa accade per le visite specialistiche: l’attesa media (28,5%) supera i due mesi, ma si arriva anche a piu’ 6 mesi (14,2%).

(dal sito dell’Ordine Provinciale di Roma dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri)