La salute nelle città

Il WHO (Word Health Organization) sollecita le città ad attivarsi per migliorare la salute dei cittadini, riducendo la prevalenza delle malattie non-trasmissibili (specie diabete e cancro) e gli incidenti stradali, che insieme costituiscono circa l’80% di tutte le morti, ossia 41 milioni di persone ogni anno nel mondo. Bloomberg Philantropies suggerisce 10 misure preventive: strategie anti-fumo, divieto di pubblicità al fumo, riduzione di zucchero e sale, aree sicure per camminare e pedalare, miglior qualità dell’aria, riduzione degli incidenti da traffico.
Oggi metà della popolazione mondiale vive nelle città e questa quota è in crescita. Per migliorare il loro benessere bisogna migliorare il trasporto pubblico, attrezzare spazi sicuri, piacevoli e puliti per il movimento fisico, migliorare la qualità del cibo e promuovere gli alimenti salutari, migliorare i servizi sanitari.
Si fa appello alla sensibilità dei Sindaci (che in Italia sono i primi responsabili della salute dei cittadini) e dei decisori politici, perché diano concreta priorità alla salute e al benessere dei loro concittadini e pongano questo obiettivo in cima alla loro agenda.

JAMA 322, 2276, 2019.

L’attività fisica come prevenzione

Alcune malattie croniche (diabete, nefropatie croniche, gotta, malattie cardiovascolari) aumentano il rischio di cancro di circa il 20%. In queste malattie l’attività fisica riduce questo rischio del 40%.

Tu H et al. Cancer risk associated with chronic diseases and disease markers: prospective cohort study.
BMJ 2018;360;k134.

Per i 20 anni di AIMaC

Ringrazio tutti Voi di AIMaC, e in particolare, il Professor Francesco De Lorenzo, per avermi invitato a questo Vostro importante compleanno, che dà a tutti noi la possibilità di apprezzare quanto avete fatto e ottenuto per i malati di tumore sia sul piano pratico che su quello scientifico e culturale. Ma questa occasione si presta anche a qualche riflessione sul nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che ha finora dato prestazioni soddisfacenti ma che deve oggi subire qualche modifica per far fronte a nuove sfide. E’ necessario cambiare alcune cose se si vuole migliorare, giacché – citando Winston Churchill – anche se non tutti i cambiamenti generano miglioramenti, non può esistere miglioramento senza cambiamento. E’ la mutata realtà epidemiologica e tecnologica che ci impongono di farvi fronte con opportuni aggiornamenti e cambiamenti. In primo luogo dobbiamo affrontare seriamente il tema della centralità del paziente nel sistema, una bandiera sventolata da tutti, ma mai piantata fermamente nel terreno, un‘araba fenice – parafrasando il Metastasio – che ci voglia ciascun lo dice, dove sia, nessun lo sa. Sono proprio i pazienti cronici (ossia quelli che utilizzano circa 2/3 dei servizi sanitari) che insistentemente chiedono di poter avere uno o più medici e una o più strutture di riferimento, con i quali interagire in modo continuativo; vogliono che i medici siano disponibili e che dedichino tempo ad ascoltarli, a consigliarli, a guidarli nel non facile percorso attraverso il Servizio sanitario, in una parola a prenderli in carico, come persone prima che come pazienti. Il SSN deve essere ripensato partendo dalle necessità del malato prima che degli altri pur legittimi interessi. Il ragionamento sembra ovvio; ma perché allora non si traduce in realtà? La riposta è semplice: perché il paziente ha una capacità contrattuale inferiore a quella di altri interessi e di altri stakeholders. L’azione che ne consegue è un vettore che scaturisce da posizioni talora contrastanti e che non va nella direzione voluta dal paziente, ma dagli interessi più organizzati e rappresentati sia in termini sindacali che economici. Come è possibile dunque che così tanti malati e le loro Associazioni non riescano ad imporre la loro voce ai decisori politici? Continua a leggere

Possiamo prevenire il cancro?

Gli errori nella duplicazione del DNA sono causa dell’insorgenza dei tumori nei 2/3 dei casi e non sono per ora prevenibili. Ma il restante terzo è prevenibile modificando la dieta, l’ambiente e gli stili di vita. Ad esempio solo il 10% dei soggetti con tumore polmonare è non fumatore: nel 90% dei casi il tumore si sviluppa nei fumatori1. Anche l’obesità è causa di alcuni tumori, specie quelli femminili2.

  1. Hawkes N. BMJ 2017;357:j2084.
  2. Lancet 390, 1716, 2017.

Il cancro si può prevenire

Oggi disponiamo di validi strumenti per prevenire i cancro: non fumare, fare attività fisica e mantenere un normale peso corporeo, vaccinare i ragazzi contro il papilloma virus umano (HPV) e i virus dell’epatite (HBV), sottoporsi agli screening raccomandati sono modi di dimostrata efficacia.

  • Smettere di fumare entro i 50 anni riduce del 62% la mortalità per cancro polmonare.
  • Lo screening per il cancro della cervice uterina riduce la mortalità di questo tumore del 95% e la vaccinazione anti-HPV dei ragazzi di 12 anni porta a zero questa mortalità.
  • La vaccinazione contro il virus dell’epatite B riduce del 90% la mortalità dovuta a tumore del fegato.
  • Lo screening per il virus dell’epatite C e il relativo trattamento riducono del 50% la mortalità delle persone infettate.

Purtroppo la nostra società non investe a sufficienza nella prevenzione e continua a registrare un inaccettabile tasso di morti premature prevenibili. Il prototipo è la tolleranza verso il fumo di tabacco, che è forse la prima causa di queste morti e una pratica che è causa di sofferenza umana ed economica molto rilevante: per ogni US$ investito nel contrasto al consumo di tabacco il ritorno è di US$ 2,12.

Alla luce delle grandi opportunità che abbiamo di prevenire il cancro non dobbiamo cessare di far conoscere alla popolazione questi dati e di coinvolgere tutte le Istituzioni pubbliche e private (prime di tutte la scuola e i media) nella implementazione delle misure individuali e collettive che possono far crescere nel Paese le iniziative di tutela della salute.

Emmons KM, Colditz GA. Realizing the potential of cancer prevention. The role of implementation science.  New Engl J Med 376, 986-89, 2017.