La legge per la tutela dei non fumatori dal fumo passivo (Legge n.3 del 16/01/2003, art.51)

Un progresso che non ha avuto seguito
Da oltre mezzo secolo, ossia da quando è stato dimostrato che l’uso del tabacco è una dipendenza che nuoce alla salute, è progressivamente cresciuto ad esso un contrasto nella società. Questo contrasto ha avuto solo parziale successo e oggi siamo ancora a dirci che in Italia i fumatori calano in modo irrilevante*. Non solo: si stanno anche consolidando il vaping e IQOs con nuove incognite e relativi rischi. Come mai? La risposta è a tutti nota. La forza economica, gli strumenti di penetrazione sociale e le capacità difensive dei produttori e commercianti di tabacco sono capaci di ostacolare ogni iniziativa contraria ai loro interessi.
Eccezione la Legge n.3 del 16/01/2003, art.51 che ha avuto successo per alcune fondamentali ragioni:
impianto giuridico – Tutela dei non fumatori in base ai diritti costituzionali
strategia procedurale – Delega al Governo all’interno di una legge finanziaria, dettagli tecnici rimandati al DPCM
indipendenza del proponente – Non vive di politica.

La legge ha avuto successo e ha trovato il consenso della grande maggioranza degli Italiani, ma non sono seguiti gli altri provvedimenti messi in agenda, specie la prevenzione dell’iniziazione della dipendenza nei giovani e le misure di dissuasione di dimostrata efficacia. Questo grave rallentamento è dovuto al fatto che gli interessi organizzati(1):
a) spaventano la politica (disoccupazione, danni alle categorie)
b) coinvolgono e finanziano Università, ricerca, stampa, politica
c) impugnano provvedimenti governativi anche se timidi
d) investono molte risorse in abile propaganda (la Food and Drug Administration – FDA ha accettato di definire IQOS come tabacco a rischio modificato!)
e) i produttori stanno differenziando su prodotti che hanno presa sui giovani in virtù della propaganda e delle bugie.
Il ruolo negativo degli interessi organizzati (e specialmente dell’industria) verso la salute pubblica non è oggi esclusivo del tabacco, ma è comune a molti altri settori, specie l’alimentazione(2).

Che fare di fronte a questa realtà?
Io credo che dobbiamo innanzi tutto denunciare le inadempienze istituzionali oggi macroscopiche: mancano i controlli di legge con l’adeguamento alle nuove realtà (si fuma nei gazebo dove si consumano alimenti), i controlli sui luoghi di lavoro, compito delle ASL, sono pressoché inesistenti, vi sono facilitazioni fiscali (accise basse), non vi sono incentivi all’agricoltura per la trasformazione delle colture del tabacco in altre colture, non vi è ricerca finalizzata indipendente dello Stato su fumo, vaping e IQOS. La dispersione dei mozziconi non viene sanzionata. L’educazione civica nelle scuole primarie è lasciata alle iniziative degli insegnanti senza investimenti, la pubblicità occulta dei produttori (film) viene tollerata.
Abbiamo però capito che anche provvedimenti semplici e fattibili non riescono a nascere nelle Istituzioni pubbliche. Bisogna allora puntare sulla comunità (o società civile) sostenuta da mecenati, persone che dolorosamente sono stati colpite dalle malattie da fumo, organismi scientifici indipendenti. Anche in questo caso il mancato investimento dello Stato nella ricerca indipendente e nella sua valorizzazione viene pagato a caro prezzo dalla salute degli Italiani. In altri termini, la politica deve operare con e per i cittadini nell’interesse esclusivo di questi ultimi(3). Difficile, ma non impossibile. Winston Churchill scriveva: “Se 2 persone fumano sotto il cartello ‘DIVIETO DI FUMO’, gli fai la multa. Se sono 20, chiedi loro di spostarsi. Se sono 200, togli il cartello”.

Riferimenti bibliografici

  1. Proctor RN. The cigarette: a political history. The past, present and future of US Tobacco. JAMA 324, 10-11, 2020.
  2. Editorial. Obesity and the COVID-19 pandemia. BMJ 2020;369:m2237.
  3. Adams JM: Smoking cessation. Progress, barriers and new opportunities. The Surgeon General’s report on smoking cessation. JAMA 323, 2470-71, 2020.

* Gori (Fondazione AIOM). In Italia ogni anno 70-80.000 morti premature di cui 43.000 per cancro.
Quotidiano Sanità, 8 agosto 2020.
** Nel 2019 la percentuale di fumatori era analoga a quella del 2008 (22% circa) dopo il calo seguito all’entrata in vigore della legge 3/2003.
*** Oggi molti Enti e Istituzioni non accettano partecipazioni di alcun tipo da soggetti che operano contro il bene della società (produttori e commercianti di tabacco, produttori e venditori di armi, ecc.).

Intervento al XVI congresso nazionale Società Italiana di Tabaccologia
26 novembre 2020
Milano – Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori

Tabacco: un veleno letale

Il tabacco è un veleno letale, che ogni anno si stima provochi circa 8 milioni di morti premature e 30 volte tanto di malati cronici(1) con una spesa che è pari al 7-14% della spesa sanitaria(2). La Convenzione adottata dall’World Health Organization fin dal 2003 e sottoscritta da 181 Paesi nel mondo al fine di ridurre il fumo di tabacco e le sue conseguenze è riuscita nel suo scopo solo in piccola parte(3) ed è in gran parte neutralizzata dalle iniziative di lobby e di promozione occulta (di cui siamo spettatori anche in Italia(4) che l’industria finanzia largamente grazie al fatto che il mercato mondiale delle sigarette è di US$ 717 miliardi all’anno, con profitti assai elevati(5). Peraltro anche laddove l’industria del tabacco è gestita dallo Stato (e non privatizzata) i risultati sono molto scarsi, specie nei Paesi come l’Italia che sono forti produttori di tabacco e quindi in conflitto di interessi con la salute pubblica(6). La nazionalizzazione della produzione è forse preferibile alla privatizzazione(7) purchè sia accompagnata da una stretta regolamentazione che limiti la disponibilità.
La conclusione è che molto resta da fare per ridurre la produzione e il consumo di tabacco se si vuole davvero bloccare la letale epidemia del fumo(8).

1. Carter BD et al. Smoking and mortality. Beyond established causes N. Engl J Med 372, 631-66, 2015
2. Xu X et al. Annual healthcare spending attributable to cigarette smoking. Am J Prev Med 48, 326-33, 2015.
3. Hoffman SJ et al. BMJ 2019;365:l2287
4. Formoso G et al. BMJ 2019;365:l4189.
5. Hawkes N. Big tobacco’s new year’s resolution to quit smoking. BMJ2018;360:k79
6. Murphy F, Crossley G. BMJ 2019;365:l2328
7. Cohen JE. BMJ 2019;365:l4056
8. Bauld L. BMJ 2019;365:l4161.

Il piano dell’FDA sul tabacco

Il fumo di tabacco contiene 7.000 sostanze tossiche, delle quali 70 oncogeniche, che entrano nel circolo ematico e raggiungono tutti gi organi.
La nicotina è una droga che provoca assuefazione e che viene assunta da una serie di prodotti che vanno dal tabacco combusto (il più pericoloso) fino al vapore delle e-sigarette (il meno pericoloso). Continua a leggere

La perfidia di Big Tobacco

Si stima che il mercato mondiale del tabacco si aggiri intorno a US$ 736 miliardi e sia nelle mani di pochi principali produttori (cosiddetti Big Tobacco). Philip Morris è uno di questi che nel 2016 ha guadagnato US$ 26,7 miliardi e per il marketing e la promozione dei suoi prodotti ha speso circa US$ 7 miliardi. A questo fine l’Azienda ha ingaggiato anche grandi nomi della sanità come Derek Yach (precedentemente esponente del Settore Controllo del Tabacco dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) e in passato Ernst Wynder, promotore della strategia della riduzione del danno nel contrasto al tabacco; ma anche molti altri accademici e ricercatori, che oggi si stanno adoperando per lanciare le sigarette elettroniche e le sigarette che scaldano ma non bruciano il tabacco, prodotti che le Multinazionali del tabacco stanno promuovendo oltre all’uso tradizionale del tabacco in quanto possibili sorgenti di ulteriori guadagni. Del tutto recentemente Philip Morris ha addirittura costituito la Fondazione “Smoke-free World” per mitigare la tragica realtà dei danni che il tabacco provoca nel mondo, una manovra di mascheramento che certo non trae in inganno gli esperti del settore, ma trova credito presso le persone più ingenue. Questa potente azione di Big Tobacco è variamente contrastata dai diversi Governi, gran parte dei quali per varie ragioni tuttavia oppone solo una insufficiente difesa. Un grande numero di persone quindi continua a fumare e si gioca la vita e la salute perché non capisce di essere vittima di una speculazione senza scrupoli.

Chapman S. Tobacco giant wants to eliminate smoking…and pigs might fly.
BMJ 2017;358:j4443.

Liberiamoci dal tabacco

I comportamenti umani hanno due diversi tipi di determinanti: a) razionali, b) emotivi. E’ infatti ben noto che la sola conoscenza è indispensabile, ma non sufficiente, a modificare i comportamenti umani.

Per questo analizziamo separatamente:

  1. I motivi razionali che indicano di non fumare
  2. I motivi emotivi che si oppongono a ciò e che riguardano:

– conformismo dell’uomo

– interessi organizzati che promuovono il fumo

– interessi che rendono deboli gli interventi dello Stato

I giovani iniziano a fumare per azione di coetanei di riferimento con l’esplicita finalità di apparire adulti, emancipati, sessualmente maturi1. Sono questi comportamenti ispirati dal conformismo, ossia la spinta a rendersi simili al gruppo e non essere classificati come un diverso, rifiutato dal gruppo di riferimento. Il conformismo è un comportamento comune negli umani ed è tanto più forte quanto minore o più acerba è la personalità dei soggetti e la sicurezza di sé. Continua a leggere