Le cattive abitudini dei maschi

Sette cattivi comportamenti sono responsabili del 50% delle morti premature e del 70% delle malattie nei maschi. Essi sono:

1. dieta non salutare
2. uso di tabacco
3. uso di alcolici
4. uso di altre droghe
5. rischi occupazionali
6. sesso non sicuro
7. scarso ricorso ai Servizi Sanitari

Ragonese C, Barker G. Understanding masculinities to improve men’s health.
Lancet 394, 198-99, 2019.

E’ urgente migliorare la salute mentale dei popoli

Vi è una pressante richiesta alle Nazioni Unite di includere le malattie mentali tra gli obiettivi del nuovo Piano 2013-2020 che sostituirà quello ormai terminato degli “obiettivi per il nuovo millennio”. Circa 450 milioni di persone nel mondo hanno oggi problemi di salute mentale e ben sappiamo che le persone con malattie mentali esercitano un effetto negativo sull’economia, in quanto ad esse si deve un aumento dell’assenteismo dal lavoro e dell’abbandono scolastico, della spesa sanitaria e della disoccupazione. Si può calcolare che il costo della perdita economica si aggiri in totale nel mondo intorno ai 12.000 miliardi di Euro all’anno.

Le malattie mentali sono particolarmente preoccupanti per i giovani, ma per tutti i pazienti esse determinano discriminazioni, ridotta sopravvivenza, ignoranza, povertà e sottosviluppo. I trattamenti sanitari per queste persone sono gravemente carenti anche nei Paesi evoluti: nel Regno Unito 2/3 dei soggetti affetti da depressione non vengono curati. E’ quindi urgente considerare maggiori investimenti per la salute mentale così da ottenere nel 2020 un aumento dei servizi del 20% e una riduzione dei suicidi del 10%.

(Thornicroft G e Patel V. Including mental health among the new sustainable development goals. BMJ 2014;349:g5189)

Terapia delle multimorbilità

Il trattamento delle malattie croniche con comorbidità prevede di usare più di un farmaco. Ecco le avvertenze.

  1. È inutile usare farmaci con effetto di prevenzione primaria (statine per ipercolesterolemia)
  2. Attenti alle interazioni tra farmaci (warfarin)
  3. Rivedere la terapia ogni mese (per ridurla se possibile)
  4. Attenti alle complicanze di farmaci
  5. Curare solo la patologia permanente e che riduce la qualità di vita del paziente

Le malattie del fegato

La cirrosi epatica e il carcinoma primitivo del fegato richiedono più misure di prevenzione e più ricerca. Le cause principali sono il consumo di alcool e l’epatite virale di tipo B e C.
Uno studio canadese recente ha dimostrato che un innalzamento del 10% del prezzo degli alcolici riduce del 32% la mortalità collegata all’alcool.

(The Lancet, Volume 381, Issue 9866, page 508, 16 February 2013
doi:10.1016/S0140-6736(13)60263-9)

La cura delle malattie croniche

Circa metà dei pazienti che si rivolgono al medico generalista hanno più di una malattia cronica. In questi malati non è corretto curare ogni singola affezione con i protocolli specifici, ma il paziente va considerato nel suo insieme: altrimenti la cura diviene caotica, il numero di farmaci somministrati troppo elevato, le interazioni tra i farmaci assai pericolose. Gli eventi avversi da farmaci si collocano nelle prime 5 cause di morte negli Ospedali e determinano il 17% dei ricoveri ospedalieri.
Le linee guida e le indicazioni del farmaco vengono impostate con studi che arruolano pazienti affetti da una sola patologia, non diverse patologie contemporaneamente. Se linee guida e farmaci vengono usati in questi ultimi soggetti il rischio è di provocare danni anziché benefici. Se poi i pazienti sono molto anziani la variabilità di risposta aumenta ancora.
La cura del paziente cronico con patologie molteplici quindi non deve essere affidata agli specialisti, ma ai generalisti che avendo una visione olistica del malato riescono a curarlo meglio spendendo meno.
L’attenzione al malato più che alla malattia è una necessità crescente perché ben sappiamo che spesso conta di più capire le aspettative del paziente e assicurargli una tranquillità psicologica piuttosto che insistere con mezzi sempre più sofisticati su alcuni aspetti della singola malattia. Questo ritorno al malato nel suo insieme deve contagiare non solo i medici, ma anche gli amministratori e deve essere organizzato affinché molti aspetti della cura siano adeguatamente valorizzati e finanziati. Già Osler ricordava che “è più importante sapere quale tipo di persona ha la malattia che non quale tipo di malattia affligge quella persona”.

(Mangin D et al. Beyond diagnosis: rising to the multimorbidity challenge. BMJ 345, 11-12, 2012)