Il benessere psicofisico del personale

Tutti sanno che in qualunque organizzazione il personale è la risorsa più preziosa, ma in pratica sono ben pochi i luoghi di lavoro dove si attuano strategie per motivare il personale, farlo sentire a proprio agio e tutelarne il benessere sia fisico sia mentale. Il Global Burden of Disease Study (GBD) segnala che nel mondo sono ben 300 milioni i soggetti affetti da depressione e questo, insieme ad altre malattie psichiche, costituisce la prima causa di disabilità e di assenteismo, con un costo enorme a carico degli Stati (24-27 miliardi di sterline) e dei datori di lavoro (33-62 miliardi di sterline). Anche in Italia sono pochi i luoghi di lavoro dove si cura il benessere dei lavoratori e, tra questi, il pubblico non è quasi rappresentato. Ciò accade malgrado gli insegnamenti di Bernardino Ramazzini, che fu il pioniere della medicina occupazionale, e malgrado si sappia che il luogo di lavoro può diventare un potente strumento di motivazione e sviluppo personale se gestito intelligentemente. Quanto pesi questa mancanza lo sanno bene tutti coloro che lavorano in un Ospedale pubblico dove la politica del personale è quasi del tutto assente. In un Ospedale un medico o un infermiere contenti del proprio lavoro rendono migliore l’assistenza e felici i malati, ma il contrario è più comune. E’ ora che le cose cambino per la salute delle persone e della finanza pubblica.

The Lancet. Improving mental health in the workplaceLancet 390, 2015, 2017.

I dipendenti pubblici e i guasti del passato

Nella recente manifestazione contro la riforma della scuola (la Buona Scuola) molti erano gli slogan che chiedevano maggiore attenzione alla scuola pubblica. Ma cosa vogliono in pratica i fautori della scuola pubblica?

Vogliono certamente che nella scuola (e analogamente nella sanità) non si inserisca un interesse privato, che dovrebbe conciliare un interesse privato (il profitto) con l’interesse pubblico (il servizio), conciliazione in realtà non facile e spesso inadeguata. Ma oltre a questo nobile desiderio, i manifestanti hanno chiaramente dichiarato i loro timori quando hanno specificato che cosa in particolare non volevano: il preside – manager con qualche potere decisionale e la valutazione degli insegnanti. Ed ecco apparire in tutta la sua evidenza che cosa significa “pubblico” per molti pubblici dipendenti. Significa un lavoro dove non esiste alcun centro di responsabilità, dove nessuno controlla, dove impera l’assemblearismo e in pratica ognuno si comporta come vuole senza che nessuno intervenga a valutare, premiare il merito, punire il demerito. Abbiamo finalmente capito quali sono i risultati di decenni di sindacato di basso livello e di indottrinamento vetero-comunista ancorato ad ideologie e metodi ormai scomparsi anche nei Paesi comunisti, che hanno premiato le persone meno valide anziché quelle migliori

Ebbene io credo che l’Italia non possa più permettersi servizi pubblici impostati in questo modo: inefficienti, indifferenti ai bisogni dei cittadini, disegnati sugli interessi spiccioli dei dipendenti ai quali lo Stato dà poco ma non chiede nulla, dipendenti che una volta ottenuto un posto di lavoro (non un lavoro!) hanno di fatto una posizione di rendita più simile ad una pensione che ad un posto di lavoro, che non ritengono vada curato e tutelato con buoni comportamenti, impegno, aggiornamento e rispetto degli utenti.

Finché non riusciremo a dare una forma moderna al pubblico impiego, che sia orientata ai clienti e non ai dipendenti, e sia basato sui loro buoni comportamenti e sulla loro coscienziosità, non riusciremo ad avere efficienza e riduzione della spesa pubblica improduttiva e tutti gli italiani dovranno continuare a colmare il passivo con tasse esorbitanti. E’ davvero ora che si cominci a rimediare ai guasti del passato e alle ideologie (vere e false) che li hanno generati.

La vera riforma dei rapporti di lavoro dipendente

L’Italia continua a sottovalutare il merito nei rapporti di lavoro, sia pubblico sia privato, in controtendenza al mondo evoluto. Il dipendente che fa di più e meglio, che si comporta in modo onesto e coscienzioso deve avere di più, in termini di retribuzione e di sicurezza del posto di lavoro.
La cosa più semplice è di sostituire tutti gli attuali bizantinismi dei nostri rapporti di lavoro dipendente con una semplice regola: tutti i dipendenti sono assunti con contratto a tempo indeterminato, ma la flessibilità in uscita deve essere consentita senza inutili ostacoli, ossia con preavviso di 6 mesi e indennità di licenziamento.