Industria e salute pubblica

Purtroppo gran parte degli interessi organizzati contrastano con quelli della salute pubblica e dell’economia nazionale. L’uso di alcolici produce danni economici compresi tra 1,4% e 3,4% del PIL in Inghilterra (pari a 21 miliardi di Sterline l’anno). Analoghi i costi per il consumo di tabacco, per la dieta ricca di carni, per l’industria dello zucchero e per i cibi confezionati. La conclusione del Regno Unito è:“La Gran Bretagna non può permettersi di sopportare simili danni economici”. Tutti noi siamo consapevoli che questa industria assicura posti di lavoro, ma il prezzo è troppo alto e non è etico assicurare lavoro a spese della salute della popolazione e dell’economia nazionale.

(BMJ 2015;350:h2974)

Carne rossa e diabete

Il consumo di carni rosse aumenta il rischio di diabete di tipo 2 (T2DM). In realtà non è il colore della carne, ma il suo contenuto di acidi grassi saturi che è responsabile di questo fenomeno: infatti il rischio è maggiore per le carni processate ed è alto anche per i latticini ricchi di grassi. Questi ultimi si accumulano negli adipociti, nel fegato  nei muscoli. Gli adipociti pieni di acidi grassi saturi attivano i macrofagi e generano una risposta infiammatoria che aumenta la resistenza all’insulina tramite l’aumento dello stress ossidativo e la produzione di ossigeno reattivo. Nel muscolo invece si accumulano palmitato e stearato, che aumentano il contenuto di diacilglicerolo, dotato di un  potente effetto anti-insulina.

Il T2DM è una malattia dovuta ad una complessa interazione tra fattori genetici e fattori ambientali (stili di vita), quali il movimento fisico, la dieta, la quantità e distribuzione del grasso corporeo. La raccomandazione che possiamo fare oggi è di ridurre la quantità di carne rossa, ma soprattutto di consumare proteine di alta qualità associate ad un basso contenuto di grassi totali e saturi. Ciò vale soprattutto per gli anziani, che hanno bisogno di proteine nella dieta, ma non di molta energia, e quindi carne rossa a basso contenuto di grassi, pesce, pollame e derivati del latte poveri di grassi.

Ricordiamoci che il problema non è il tipo di carne, ma il tipo di grassi. In sintesi: poca carne magra fresca (non processata), pochi latticini magri.

(Evans WJ. Oxygen-carrying proteins in meat and risk of diabetes mellitus. JAMA Intern Med 173, 1335-36, 2013).

Gli antibiotici nella carne

L’aggiunta di antibiotici al mangime animale avviene ormai di routine in molti Paesi. Aarestrup ha pubblicato su Nature nel 2012 un lavoro che ha evidenziato come in Danimarca gli antibiotici siano 50 mg/kg di carne prodotta, mentre in USA questo valore raggiunga 300 mg/kg. Tutto ciò spiega perché la resistenza agli antibiotici sia in continuo aumento sia negli animali che negli uomini.

(Walling A. BMJ 2013;347:f4214)

La carne rossa

La carne rossa, se consumata in eccesso, determina aumento del peso corporeo e aumentato rischio di diabete di tipo 2. Riducendone la dose, diminuiscono entrambi i rischi. Il colore della carne è dovuto al suo contenuto di emoglobina e mioglobina, che non hanno influenza sul metabolismo; la causa dei due inconvenienti suddetti è più probabilmente dovuta al contenuto di grassi saturi. Questi infatti si raccolgono negli adipociti ed hanno effetto pro-infiammatorio, che a sua volta aumenta la resistenza all’insulina tramite lo stress ossidativo. Non ha quindi molto senso continuare a distinguere le carni in rosse e bianche. Bisognerebbe più utilmente dividerle in grasse e magre.

(JAMA Intern Med 2013;doi:10.1001/jamainternmed. 2013.6633)

Possiamo mangiare carne rossa? (Spigolature)

Alcuni mi chiedono se sia bene mangiare carne rossa o sia meglio astenersene del tutto. Ho risposto che propendo per la prima soluzione a condizione che la quantità sia limitata; infatti un recente articolo scientifico dimostra su grandi numeri che il rischio di mortalità è maggiore del 7-19% nelle persone che assumono carne rossa tutti i giorni rispetto a quelli che non l’assumono o ne assumono meno. La risposta quindi è sì, purché la quantità sia moderata (non più di 200 g la settimana); per pesce, pollame e carni bianche in genere la quantità può essere maggiore.

(Pan A et al. Red meat consumption and mortality. Arch Int Med 172, 555-562, 2012)