Il consumo di carni rosse aumenta il rischio di diabete di tipo 2 (T2DM). In realtà non è il colore della carne, ma il suo contenuto di acidi grassi saturi che è responsabile di questo fenomeno: infatti il rischio è maggiore per le carni processate ed è alto anche per i latticini ricchi di grassi. Questi ultimi si accumulano negli adipociti, nel fegato nei muscoli. Gli adipociti pieni di acidi grassi saturi attivano i macrofagi e generano una risposta infiammatoria che aumenta la resistenza all’insulina tramite l’aumento dello stress ossidativo e la produzione di ossigeno reattivo. Nel muscolo invece si accumulano palmitato e stearato, che aumentano il contenuto di diacilglicerolo, dotato di un potente effetto anti-insulina.
Il T2DM è una malattia dovuta ad una complessa interazione tra fattori genetici e fattori ambientali (stili di vita), quali il movimento fisico, la dieta, la quantità e distribuzione del grasso corporeo. La raccomandazione che possiamo fare oggi è di ridurre la quantità di carne rossa, ma soprattutto di consumare proteine di alta qualità associate ad un basso contenuto di grassi totali e saturi. Ciò vale soprattutto per gli anziani, che hanno bisogno di proteine nella dieta, ma non di molta energia, e quindi carne rossa a basso contenuto di grassi, pesce, pollame e derivati del latte poveri di grassi.
Ricordiamoci che il problema non è il tipo di carne, ma il tipo di grassi. In sintesi: poca carne magra fresca (non processata), pochi latticini magri.
(Evans WJ. Oxygen-carrying proteins in meat and risk of diabetes mellitus. JAMA Intern Med 173, 1335-36, 2013).