La marijuana seguirà l’esempio del tabacco?

La marijuana, come il tabacco, è una droga che nuoce alla salute. Essa è meno nociva del tabacco, ma con la crescente legalizzazione e apertura di vendita al pubblico i produttori stanno prendendo spunto dal business del tabacco per creare nel mondo un’altra sorgente di profitto. Essi infatti hanno raddoppiato nel tempo la concentrazione di tetraidrocannabinolo (THC) che è la sostanza che provoca euforia, hanno finalizzato i loro sforzi ai soggetti più vulnerabili (ragazzi e donne), stanno creando lobby tese a difendere il loro business e a creare modelli sociali di libertà e sex-appeal, sottacendo i danni che l’uso continuato della marijuana provoca (incidenti stradali, suicidi, tumori dell’albero respiratorio e del cervello, disturbi cardiovascolari, malattie mentali, deficit cognitivi), creando alleanze con i produttori di sigarette elettroniche, valorizzando gli effetti positivi della marijuana in medicina (riduzione della nausea da chemioterapia dei tumori, miglioramento della waisting syndrome dell’AIDS, effetto analgesico e spasmolitico) e sostenendone anche gli usi di non provata efficacia (ad esempio l’effetto ansiolitico, mai dimostrato). Le loro attività sono favorite dal fatto che, contrariamente al tabacco, il mercato non è assoggettato a regole e quindi tutto è più facile.

Un nuovo pericolo per la salute pubblica si affaccia quindi all’orizzonte.

(Richter KP, Levy S. Big Marijuana – Lessons from Big Tobacco. N Engl J Med 371, 399-401, 2014)

Tobacco endgame

Malgrado la progressiva diminuzione della prevalenza dei fumatori nel mondo occidentale (che si è dimezzata negli ultimi 50 anni), oggi la situazione è in stallo. Dati gli ingenti danni provocati dall’uso del tabacco (negli USA ogni anno $132 miliardi in costi sanitari e $157 miliardi in giornate di lavoro perdute, più i costi di danni ambientali, assicurazioni, ecc. che si aggiungono alla morte di 480.000 persone/anno) è necessario adottare una nuova strategia che porti a cessare la produzione e la vendita dei prodotti del tabacco: la cosiddetta Tobacco Endgame (fine della storia del tabacco). Tale strategia ha bisogno di tempo (10 anni almeno) e mira a rendere l’uso del tabacco sempre meno accettabile socialmente: cioè a stigmatizzare socialmente coloro che fumano, rendendo l’uso del tabacco sempre meno normale (de-normalizzazione del tabacco).

Gli USA hanno già iniziato questo percorso: l’Affordable Care Act consente di applicare una sopratassa sull’assicurazione sanitaria per i fumatori, e molti datori di lavoro si rifiutano di assumere i fumatori. Anche la drastica diminuzione dei punti vendita di tabacchi (inclusi le farmacie e i supermercati) è funzionale allo scopo, così come tutti i provvedimenti atti a far cessare la pubblicità anche occulta all’uso del tabacco e l’uso del tabacco in diversi luoghi anche all’aperto (campus scolastici e sanitari, parchi, luoghi assembrati, auto anche private, ecc.). Anche l’uso della sigaretta elettronica viene oggi assimilato a quello della vera sigaretta, e in quanto tale si applica alla prima la normativa in uso per la seconda. Se l’obiettivo verrà raggiunto si potranno liberare ingenti risorse aggiuntive per la sanità e quindi per migliorare i servizi resi alla popolazione.

 

– US Department of Health and Human Services. The health consequences of smoking: 50 years of progress. A report of the Surgeon General, 2014

– Brennan AT and Schroeder SA. Ending sales of tobacco products in pharmacies. JAMA 311, 1105-06, 2014.

Liberiamoci dal tabacco e dai suoi danni

Il fumo che deriva dalla combustione del tabacco è tossico. L’uso di sostituti della nicotina, compresa la sigaretta elettronica, è meno dannoso, anche se non del tutto innocuo. Il pericolo, però, è che il fumatore li usi entrambi (uso duale). Il medico deve spingere il fumatore a smettere, inviandolo ai Centri Antifumo. Se il paziente non vuole smettere, il medico deve insistere perchè usi la sigaretta elettronica o altri sostituti e se possibile monitorizzi il paziente nel tempo. Ricordiamoci sempre che un fumatore su 100 all’anno muore a causa del tabacco e che i giovani sotto i 21 anni sono quelli a più alto rischio di assuefazione e di danno.

Uno Stato avveduto deve prendersi cura della salute pubblica, e nel caso del tabacco deve contrastarne l’uso con tutti i possibili mezzi; aumento delle accise, restrizione dei punti vendita, divieto di vendita ai minori di 21 anni con pesanti sanzioni ai venditori che violano questo divieto, divieto di pubblicità diretta o indiretta (vedi film e fiction televisive!), campagne continue, facilitazioni per chi vuole smettere di fumare, stretta vigilanza sui divieti di fumare nei locali pubblici e luoghi di lavoro, nelle stazioni ferroviarie, campus scolastici e ospedalieri, sanzioni per coloro che disperdono i mozziconi nell’ambiente, divieto di fumo anche all’aperto nei luoghi assembrati, nei parchi e sulle spiagge, divieto di fumo nelle auto anche private.

La speranza è che nel giro di 10 anni si possa estirpare definitivamente il tabacco ed il suo uso, che è la prima e più importante causa di malattia e di morte della nostra epoca.

(Fiore MC et al. Smoke, the chief killer. Strategies for targeting combustible tobacco use. New Engl J Med 370, 297-99, 2014)

Il Tobacco Endgame

Per “tobacco endgame” si intendono le iniziative finalizzate ad eliminare definitivamente le dinamiche strutturali, politiche e sociali che sostengono l’epidemia del tabacco, che è oggi il singolo prodotto di consumo più dannoso che mai sia stato immesso sul mercato, e che oggi si ritiene debba essere eliminato dal mercato. Dobbiamo quindi cambiare le nostre strategie: non basta limitarci a scoraggiare i fumatori dal fumare. Dobbiamo agire con più coraggio nel contrastare la poderosa macchina che i venditori di sigarette hanno messo in campo e arrivare ad una certa data ad avere una Nazione libera dal tabacco. In particolare oggi che il Servizio Sanitario sta soffrendo per scarsità di fondi, non possiamo più tollerare di spendere denaro per curare malattie completamente evitabili come quelle determinate dal fumo di tabacco.

Le Nazioni più evolute stanno programmando il tobacco endgame, con tappe e date certe. La maggioranza delle popolazioni è in favore di questo programma, perché ne capisce il valore. In Inghilterra ed Australia il tempo necessario si aggira sui 10 anni da oggi. Bisogna quindi che si cominci ad annunciare che questo programma di Tobacco Endgame è iniziato, cosicché siano chiare le motivazioni umanitarie e si dia tempo all’industria del tabacco e a tutti coloro che vi lavorano di programmare la riconversione ad altro lavoro.

(Malone R. it is time to plan the tobacco endgame. BMJ 348, 25, 2014)

Eliminare la malapianta

In considerazione dei gravi danni sociali e ambientali che il tabacco provoca, con i relativi enormi costi umani ed economici (6 milioni di morti premature ogni anno nel mondo), molti oggi sostengono che è arrivato il momento di implementare strategie radicali per eliminare l’uso del tabacco, il cosiddetto Tobacco Endgame[1]. Personalmente io aderisco a questo progetto: oggi possiamo fare un piano per eliminare la malapianta ed il suo uso, nonché l’uso dei suoi surrogati, compresa la sigaretta elettronica, il cui maggior pericolo è quello di vanificare lo sforzo di rendere il fumo un comportamento “non normale” (denormalizzazione del fumo) se non lo si regolamenta esattamente come il fumo di tabacco: fumare (o svappare) è un’abitudine sozza (come diceva Italo Svevo), sia dal punto di vista materiale (“si puzza come un portacenere”) che sociale (pessima l’immagine della persona assuefatta alle droghe, inclusa la nicotina, che a proprie spese nutre un gruppo di persone che trae profitto dai danni che provoca all’umanità). La finalità occulta di queste ultime, oggi, è quella di vendere sigarette elettroniche per un uso duale (vapori + fumo di tabacco) e per iniziare i giovani alla nicotina, non certo quella di aiutare i fumatori a smettere; un piano sinistro, come ci si può aspettare dai venditori di danni e di morte. E’ importante che la gente capisca bene i pericoli che corre e le segrete trame di chi trae profitto dal male che genera. Fumare (o svappare) non è segno di autonomia, di libertà o di distinzione: è segno di scarsa consapevolezza e poca personalità, di debolezza per resistere al conformismo stimolato dai produttori con abili tecniche di marketing ed enormi investimenti.

[1]Fairchild AL et al. The renormalization of smoking? E-cigarettes and the tobacco “endgame”. New Engl J Med 370, 293-95, 2014)