In considerazione dei gravi danni sociali e ambientali che il tabacco provoca, con i relativi enormi costi umani ed economici (6 milioni di morti premature ogni anno nel mondo), molti oggi sostengono che è arrivato il momento di implementare strategie radicali per eliminare l’uso del tabacco, il cosiddetto Tobacco Endgame[1]. Personalmente io aderisco a questo progetto: oggi possiamo fare un piano per eliminare la malapianta ed il suo uso, nonché l’uso dei suoi surrogati, compresa la sigaretta elettronica, il cui maggior pericolo è quello di vanificare lo sforzo di rendere il fumo un comportamento “non normale” (denormalizzazione del fumo) se non lo si regolamenta esattamente come il fumo di tabacco: fumare (o svappare) è un’abitudine sozza (come diceva Italo Svevo), sia dal punto di vista materiale (“si puzza come un portacenere”) che sociale (pessima l’immagine della persona assuefatta alle droghe, inclusa la nicotina, che a proprie spese nutre un gruppo di persone che trae profitto dai danni che provoca all’umanità). La finalità occulta di queste ultime, oggi, è quella di vendere sigarette elettroniche per un uso duale (vapori + fumo di tabacco) e per iniziare i giovani alla nicotina, non certo quella di aiutare i fumatori a smettere; un piano sinistro, come ci si può aspettare dai venditori di danni e di morte. E’ importante che la gente capisca bene i pericoli che corre e le segrete trame di chi trae profitto dal male che genera. Fumare (o svappare) non è segno di autonomia, di libertà o di distinzione: è segno di scarsa consapevolezza e poca personalità, di debolezza per resistere al conformismo stimolato dai produttori con abili tecniche di marketing ed enormi investimenti.
[1]Fairchild AL et al. The renormalization of smoking? E-cigarettes and the tobacco “endgame”. New Engl J Med 370, 293-95, 2014)