Nuova Sanita’ territoriale: le Aziende-Rete di Servizi Sanitari

La popolazione guarda all’Ospedale come al più importante, se non l’unico, presidio cui fare ricorso per problemi di salute. Questa concezione è giustificata dal fatto che non siamo mai riusciti finora a far nascere nel territorio presidi ed organizzazioni che sappiano fornire alla popolazione altrettanta o maggiore sicurezza.

Tuttavia l’Ospedale come è oggi è superato. Infatti esso continua ad essere il presidio ideale per trattare le emergenze (cioè le condizioni acute che mettono a rischio la vita del paziente) e le degenze ordinarie che non possono essere trattate altrove, ma non è più il luogo ideale dove afferire per le patologie urgenti (cioè quelle che non mettono a rischio la vita del paziente, ma richiedono un intervento di diagnosi e cura pronto ed esperto) né per le patologie croniche, tipicamente le multi-morbilità degli anziani, che sono oggi la parte preminente delle patologie, e che richiedono sia un intervento medico, sia un’assistenza sociale ed infermieristica il più possibile vicino al loro luogo di residenza.

Questi pazienti devono avere un medico di riferimento che li prenda in carico individualmente, li segua e li guidi nel loro percorso di salute con atteggiamento olistico, disponibilità e responsabilità, collaborato da altre figure professionali quali un case-manager che operi in modo proattivo, specialisti, infermieri e tecnici, assistenti sociali e relativi servizi di cura della casa e della persona. Ecco quindi che si configurano necessità nuove, e primariamente:

  1. istituzione delle Case della Salute per i pazienti cronici con la collaborazione coordinata dei generalisti che operano individualmente nel loro studio;
  2. istituzione di Poliambulatori Guardia Medica territoriali, analoghi ai cosiddetti Darzi walk-in centres, collocati possibilmente vicino ai DEAc), che supportino i medici generalisti per le patologie acute, per gli approfondimenti diagnostici, per la second opinion, per le attività fuori orario e per quelle domiciliari con i medici della continuità assistenziale, aperti 24 ore al giorno ogni giorno dell’anno e dotati di molteplici specialisti molto esperti (non quindi i neolaureatic)) ed attrezzature da definire di volta in volta, a seconda delle esigenze locali;
  3. collegamento dei presidi più sopra elencati tra loro e con ospedali locali, RSA e centri di riabilitazione riuniti in Aziende-Rete di Servizi Sanitari (ARS) che assumano la responsabilità di erogare in modo integrato i servizi che servono al paziente, nel luogo a lui più vicino e conveniente; servizi cioè centrati sul paziente e non su altri interessi, integrazione e continuità assistenziale, visione globale del malato e delle sue necessità socio-sanitarie in senso lato. Ogni ASL diverrebbe così l’Ente di programmazione e controllo di singole ARS dotate di poteri e responsabilità, cioè gli strumenti indispensabili per assicurare agli erogatori la possibilità di rispondere del proprio operato, sia nel bene che nel male. L’integrazione tra i vari professionisti operanti in ogni ARS con obiettivi comuni potrebbe alfine superare il dualismo ospedale-territorio con le sue barriere, consentire la crescita della medicina territoriale, favorire l’aggiornamento e la preparazione dei medici e degli altri sanitari, offrire al paziente un servizio migliore per quantità, qualità (appropriatezza accesso, sicurezza, esiti) a costi minori. Tra gli altri vantaggi il potenziamento della medicina interna e generale, che sta riducendosi in modo preoccupante a favore delle specialità e superspecialità, con la scomparsa di quel medico olista che funge da riferimento costante e guida del paziente nei suoi percorsi di salute. Grande vantaggio si potrebbe avere anche nella ricerca clinica e nell’affinamento culturale medico nel territorio, che potrebbe crescere ulteriormente se i medici territoriali potessero avere anche impegni accademici e incarichi universitari. Anche l’Ospedale potrebbe trarre vantaggio da un ripensamento organizzativo che preveda un internista a coordinare il percorso di diagnosi e cura del paziente, avvalendosi degli specialisti, ma evitando che il paziente debba cambiare reparto, essere riammesso dopo la dimissione e, se anziano, non ricevere quell’attenzione sanitaria e umana che i più illuminati internisti e geriatri propongono come innovazioni urgenti. Anche i Centri di Riabilitazione e le RSA infine non potrebbero che migliorare professionalmente integrandosi e partecipando alle iniziative della rete.

Un pensiero importante va rivolto alle RSA, che devono entrare a pieno titolo nella rete dei servizi sanitari sia per i degenti di lungo termine che per i ricoveri di sollievo e le dimissioni di pazienti in convalescenza, Perché ciò accada è necessario che la qualità dell’assistenza nelle RSA migliori radicalmente, soprattutto nei seguenti ambiti: prevenzione delle infezioni; ulcere da decubito; uso di psicofarmaci; turn-over del personale, loro rapporto numerico con gli assistiti, loro preparazione e aggiornamento; prevenzione delle cadute; prevenzione di abusi e violenze sui ricoverati; riabilitazione. E’ anche auspicabile che in questo settore delle lungodegenze si imposti ricerca ed innovazione, e che le RSA si colleghino ad Ospedali e relativi servizi in una logica di rete (Mody L et al. Keeping the “home” in nursing hoome. JAMA Intern Med 173, 917-18, 2013).

Ovviamente il successo di tutto il cambiamento proposto dipenderà dalla qualità delle persone, dalla loro preparazione e dalla loro motivazione. Un cambio sostanziale nel gestire il personale, sostenendolo e riconoscendone i meriti, senza quell’atteggiamento padronale che oggi purtroppo vige nelle nostre strutture sanitarie; ma anche l’apertura della sanità a volontari e benefattori sono elementi indispensabili da considerare perché la sanità migliori davvero.

Il più soddisfatto dovrà però essere il paziente, che non deve più essere lasciato solo a cercare una soluzione ai suoi problemi di salute, che deve essere aiutato e seguito dopo la dimissione dall’ospedale: ad esempio nel caso di un ictus la sua ipertensione dovrà essere monitorata, la riabilitazione ben organizzata, il diabete ben regolato; egli deve trovare il medico quando ritiene di averne bisogno; non deve attendere settimane per ottenere le prestazioni sanitarie necessarie; non deve pagare una prestazione libero-professionale intramoenia per ricevere un po’ di attenzione; egli ha diritto di ricevere attenzione e rispetto dalle strutture sanitarie, deve condividere gli interventi cui sarà sottoposto e non solo firmare un modulo spesso senza capire fino in fondo di che si tratta. Tutto questo potrebbe rappresentare Nuova Sanità.

Per ulteriori approfondimenti si rimanda a:

a) “Salute e Sanità” di G. Sirchia e M. Campari (www.italiaies.it)

b) Royal College of Physicians. Future hospital commission. 2013. www.rcplondon.ac.uk/projects/future-hospital-commission

c) Roland M, Boyle AA. Urgent care in England. BMJ 2013;347:f7046.

Responsabilità dei Governi sulla salute

I Governi hanno il dovere di implementare efficaci misure di salute pubblica, aumentare l’informazione al pubblico e ai decisori, proteggere la popolazione dai pericoli, promuovere le pratiche salutari, creare un clima favorevole ai comportamenti salutari. Questo è infatti un investimento con alto ritorno anche economico, assai maggiore di quello che si verifica consentendo agli interessi di singoli gruppi di attuare e promuovere pratiche commerciali che contrastano con la salute pubblica.

(Frieden TR. Government’s role in protecting health and safety. N Engl J Med 368, 1857-59, 2013)

La speculazione sulle malattie

I risultati della ricerca in medicina sono troppo spesso distorti o ignorati per ragioni commerciali. Ciò comporta non solo sprechi di denaro, ma anche pericoli per i pazienti a causa degli eventi avversi che derivano dalle pratiche inutili. Recentemente si è tenuta a Washington DC una Conferenza internazionale su questo tema (www.sellingsickness.com) al fine di studiare come modificare questo sistema pernicioso. E’ stato redatto un Piano d’Azione contro le pratiche improprie, che inizia dal divieto di pubblicità di farmaci e diagnostici diretta al grande pubblico e continua con la promozione di un giornalismo più responsabile e un divieto di pubblicità ingannevole.

Vi è oggi una crescente necessità che gli interessi commerciali non danneggino la salute pubblica, ed è auspicabile che tutte le persone responsabili si impegnino in questa campagna.

(Tiefer L et al. A call to challenge the “Selling Sickness”. BMJ 346, 8, 2013)

La grande accelerazione

Così è stata denominata la crescita esponenziale che stiamo vivendo in ambito demografico, commerciale e ambientale, e che include le tensioni che originano dalla pervasività e dall’impatto che molte attività economiche, il consumismo, e l’urbanizzazione stanno avendo sull’ambiente e sulla salute e che hanno già superato i limiti di sicurezza.
I cambiamenti climatici causati dall’uomo unitamente alla crescita esponenziale della popolazione minacciano seriamente la possibilità di nutrire e dissetare il pianeta e la crisi finanziaria globale ha dimostrato l’interdipendenza delle economie nazionali: non esistono confini.
La Figura 1 illustra l’influenza della globalizzazione e dei cambiamenti da questi indotti sulla salute dell’uomo.

fig1

Per fermare questa perniciosa sindrome bisognerebbe influire sulla crescita della popolazione, le nuove malattie infettive, le malattie non trasmissibili (come l’obesità), il fumo, la resistenza dei batteri agli antibiotici, il rischio di incidenti sul lavoro, le disuguaglianze in termini di benessere, educazione e inclusione sociale, l’inquinamento atmosferico, la sicurezza alimentare. Tutti questi sono gli obiettivi dello Sviluppo Sostenibile per il 2016, che hanno sostituito quelli dello Sviluppo per il Millennio, in gran parte non raggiunti. Fondamentale è capire che questi obiettivi non possono essere raggiunti senza uno sforzo comune di tutte le nazioni, cioè con un coordinamento internazionale, coadiuvato dallo sforzo di ogni singola nazione. Ciò significa anche che organizzazioni internazionali potenti come il WTO (World Trade Organization) diano priorità ad evitare i danni alla salute e all’ambiente dei commerci internazionali, e che si colleghino con altre organizzazioni come il WHO (World Health Organization), sostenendone le iniziative quali la Convenzione Quadro per la lotta al tabacco, o come il Programma ambientale delle Nazioni Unite per proteggere lo strato dell’ozono.
Questa strategia multinazionale di collaborazione potrebbe essere utile per molti problemi che affliggono i nostri tempi, quali il pericolo incombente dell’epidemia di influenza con ceppi virali ad alta diffusibilità e mortalità (come l’aviaria o la SARS), la diminuzione del pescato, la scarsità di acqua in molte zone della terra, la necessità di nutrire il pianeta senza distruggerlo: ricordiamo che l’agricoltura (specie quella destinata all’alimentazione animale) è responsabile per ¼ delle emissioni globali di gas serra.
I cambiamenti indotti dall’uomo includono il degrado dei terreni, l’acidificazione dei mari, la deplezione dell’ozono, la compromissione della fertilità dei suoli, risorse idriche, biodiversità e funzionamento degli ecosistemi, dei cicli dell’azoto e del fosforo. La produzione dei gas serra determinata dalla combustione di materiali fossili dall’agricoltura e dalle miniere, nonché dalla deforestazione determina riscaldamento del globo, la cui temperatura è cresciuta di 0,7°C dal 1950 ad oggi. Se non si pone fine a queste emissioni la crescita potrebbe essere di 1° o 2° nel 2050. Tutto ciò ha pesanti ripercussioni sulla salute dell’uomo, derivanti dalla minore disponibilità di cibo e acqua, ma anche dai disastri naturali, dalle infezioni emergenti (vedi la schistosomiasi), dalle migrazioni e dalla disgregazione sociale che conseguono ai conflitti (Figura 2).

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L’obiettivo primo di questa auspicata collaborazione internazionale è quindi quello di mitigare i cambiamenti climatici; se ciò non avverrà il destino stesso del genere umano sarà a grave rischio. Va quindi innanzi tutto disegnato un piano strategico di interventi, che saranno diversi da territorio a territorio e quindi adattati ai problemi delle varie aree del globo. Essi includeranno di volta in volta i trasporti, gli standard edilizi, la produzione di energia, i sistemi agricoli, ma anche l’educazione, il controllo delle nascite, le priorità di assistenza sanitaria, il potenziamento delle relazioni sociali, ecc. La sanità ha un ruolo molto importante in queste azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici e i suoi componenti hanno quindi il dovere morale di conoscere e  partecipare a queste azioni di correzione del clima e delle sue conseguenze, inclusa la partecipazione ai programmi di salute pubblica quali la lotta al fumo, all’obesità e alla sedentarietà; la prevenzione primaria e la promozione della salute possono avere importanti effetti sulla salute del pianeta e dei suoi abitanti e tutti debbono collaborare per ridisegnare come la società si organizza, si muove, produce, edifica, consuma e produce energia.

(McMichael AJ – Globalization, climate change and human health. N Engl J Med 368, 1335-43, 2013)

Interferenze pericolose

Il compito dei governi (centrale o territoriale) è di concentrarsi sulle misure di salute pubblica (ossia di salute delle popolazioni) e non sui problemi di salute dei singoli pazienti che sono più propriamente compito dei medici e degli altri erogatori di servizi sanitari, che sono vincolati ai valori etici e professionali, inclusa l’evidenza scientifica della loro pratica clinica. Una società ben ordinata deve temere l’interferenza dei legislatori e della magistratura nella pratica clinica e nella professionalità medica.

(Weinberger SE et al. Legislative interference with the patient-physician relationship. NEJM 367, 1557-59, 2012)