Eliminare dagli alimenti i TFA

(acidi grassi trans, ossia olii parzialmente idrogenati)

Non è sufficiente l’etichettatura per evitare che la gente acquisti cibi privi (o quasi privi) di acidi grassi trans, perché tali cibi in realtà contengono fino a 0,5 g di TFA per porzione, e assumendone più porzioni di può superare il massimo raccomandato di 2g di TFA al giorno.
Bisogna che a livello industriale vengano eliminati i TFA del tutto. Ciò è possibile ed è stato effettuato in Danimarca. Questa politica è consigliabile se si considera che il rischio di malattie coronariche aumenta assumendo TFA anche a basse dosi (1-3% dell’energia totale assunta).

(Backholder K, Peeters A. Jama 308, 1858, 2012)

L’alimentazione salutare

Più che concentrarsi sull’assunzione di cibi “buoni” evitando quelli “cattivi”, è necessario optare per una dieta molto varia, su porzioni di quantità moderate, e su stili di vita salutari. La moderazione deve riguardare particolarmente i grassi, gli zuccheri raffinati, il sale; particolare considerazione va riservata ai cibi molto energetici, ossia quelli che per unità di peso sono dotati di alto potere calorico e che devono essere assunti in quantità molto piccole.
Grandi porzioni di cibi o bevande ricchi di grassi solidi, zuccheri o alcool sono incompatibili con una dieta salutare. Il suggerimento quindi è di preferire il latte scremato, le bibite senza zuccheri aggiunti, i cibi poco salati e poco saporiti, vegetali, farine integrali, frutta poco dolce, rispettando i gusti di ognuno per evitare che sorgano sentimenti negativi. Particolare cautela va riservata ai cibi confezionati, che troppo spesso sono ricchi di componenti calorici e salati oltre che di additivi di vario tipo. E’ consigliabile sempre leggere sulle confezioni il contenuto calorico per 100 g di prodotto e il suo contenuto in grassi e zuccheri. In questo caso bisogna anche guardarsi dalla pubblicità ingannevole, che raggiunge troppo spesso anche i bambini e gli adolescenti, e dai modelli sociali che gli interessi commerciali sanno costruire molto bene.
Comunque è molto importante non concentrare l’attenzione su un singolo elemento, ma su una dieta appropriata come componente essenziale di uno stile di vita appropriato, che deve limitare la quantità di cibo ingerito ogni giorno, evitando le assunzioni fuori pasto, deve associarsi ad un movimento fisico sufficiente (importante ad esempio è usare il pedometro per misurare i passi fatti ogni giorno, adoperandosi perché si raggiungano almeno i 10.000 passi al giorno), eliminare il tabacco e contenere il consumo di alcolici entro i massimi raccomandati. L’indicatore più semplice ed utile di una vita regolare è il peso corporeo, che deve mantenersi il più possibile vicino al peso ideale che può essere determinato come indice di massa corporea, dato dalla formula

ooooooopeso corporeo in kg
BMI = ____________________________ (valori normali = tra 18 e 25)
oooooooaltezza in m al quadrato

Non esistono diete o prodotti che fanno miracoli: i pretesi miracoli vanno sempre guardati con sospetto. Solo uno stile di vita appropriato consente di ottenere buoni risultati: il metodo di vita più che il singolo prodotto sono capaci di fare il miracolo.

Girolamo Sirchia

(Position of the Academy of Nutrition and Dietetics: total diet approach to healthy eating. J Acad Nutr and Dietetics 113, 307-317, 2013)

Otto fattori di rischio da combattere

Malgrado l’incidenza di malattie cardiovascolari sia diminuita nei Paesi occidentali, esse continuano a rappresentare la prima causa di morte. Nei Paesi in via di sviluppo inoltre queste malattie sono in aumento. Le più importanti Società internazionali di cardiologia ritengono che questo fenomeno possa essere prevenuto ricorrendo a farmaci poco costosi e soprattutto alla riduzione di otto fattori di rischio:

  1. ridurre il consumo di alcolici di almeno il 10%;
  2. ridurre l’assunzione di cibi calorici e acidi grassi saturi di almeno il 10%;
  3. ridurre il peso corporeo, se eccedente;
  4. aumentare l’attività muscolare del 10%;
  5. ridurre la pressione arteriosa se superiore o uguale a 140/90 mmHg;
  6. ridurre del 20% il tasso di colesterolo totale nel sangue;
  7. ridurre del 30% l’assunzione di sale così da portare il consumo giornaliero a meno di 2g di sodio (pari a 4g di sale);
  8. ridurre di almeno il 30% l’uso del tabacco nella popolazione (in Italia dal 22% al 15% dei soggetti con più di 14 anni).

Questa posizione scientifica si dovrà tradurre in un piano di azione dal 2014 a cura dell’ONU, giacché è urgente arrestare la crescita delle malattie non trasmissibili che stanno mettendo a rischio la salute del mondo, generando costi inestimabili e gravi invalidità.

Girolamo Sirchia

(Mitko M. New basic care goals seek to rein in global rise in cardiovascular disease. JAMA 308, 1725-26, 2012)

L’impegno della città di New York per la salute pubblica

La principale causa di obesità è costituita dall’aggressivo marketing dei produttori di alimenti: oggi la disponibilità di cibo altamente calorico, facile da consumarsi, poco costoso, appetitoso e reclamizzato, induce le persone a consumare tra 200 e 600 calorie giornaliere più del necessario, con conseguente aumento del peso corporeo e del rischio di diabete, malattie cardiovascolari e morte prematura.
Il tentativo di indurre i produttori a ridurre la loro azione ha avuto scarso successo in quanto ciò ridurrebbe i loro guadagni. Maggior successo si può ottenere coinvolgendo i produttori perché producano cibi più sani e informando ampiamente il pubblico sulla necessità di curare l’alimentazione. Queste azioni sono state effettuate nella città di New York attraverso il suo Dipartimento per la Salute e Igiene Mentale per ridurre l’uso di grassi trans, di sodio in eccesso, di eccessive porzioni di cibo e di bibite zuccherine. Oltre a migliorare l’alimentazione la Giunta del Sindaco Bloomberg ha anche agito per contrastare il fumo e dal 2002 ad oggi si è registrato una diminuzione del consumo di tabacco del 35% con un conseguente aumento di attesa di vita alla nascita di 2,4% anni.

(Farley TA. The role of government in preventing excess caloric consumption. The example of New York City. JAMA 308, 1093-94, 2012)