dobbiamo cambiare le strategie di contrasto?
Considerando la realtà dei fatti dobbiamo prendere atto che, malgrado i gravi danni che il fumo determina alla salute pubblica, all’ambiente, all’economia delle persone e del Paese, nessuna nazione è finora riuscita ad eliminare il consumo del tabacco e dei prodotti contenenti nicotina (né di altri prodotti che creano dipendenza). I Paesi più determinati sono riusciti a ridurre anche significativamente questi consumi, ma i propositi di eliminare il fumo di governi come Australia e Gran Bretagna sono falliti, e anzi vediamo oggi che questi consumi sono in aumento in molti Stati, inclusa l’Italia. Quali sono i motivi di questo fenomeno? Io ne ho identificati almeno tre.
1. La grande quantità di interessi e di denaro che si muovono intorno a questi consumi. I produttori maggiori (cosiddetti Big Tobacco) vantano guadagni molto elevati ma la convenienza si estende in misura variabile a tutta la filiera, fino ai coltivatori del tabacco e ai commercianti dei prodotti contenenti nicotina.
2. La grande abilità dei produttori maggiori, che hanno saputo creare innovative tecniche di immagine dei loro prodotti adattandoli ai tempi: la liberazione della donna negli anni ‘20-‘30 del 900, la libertà portata dal soldato americano ai popoli oppressi, i grandi spazi e la vita all’aperto nelle grandi pianure americane, ma soprattutto, ai tempi nostri, il rimedio per lenire le tensioni della vita moderna. Essi hanno ottenuto di rendere il consumo dei loro prodotti un normale atto della vita quotidiana, quasi utile e persino vantaggioso, allontanando e sfumando i gravi e molteplici danni da essi provocati. Ogni mezzo è stato da loro usato con cinica abilità per difendere i loro prodotti: grandi avvocati nei tribunali, lobbisti ben introdotti per bloccare sul nascere ogni iniziativa pericolosa per il loro business, ricercatori per negare o sminuire i dati che denunciano i danni che questi prodotti generano alla salute degli umani ma anche all’ambiente, con i disboscamenti per disporre di terreni vergini per le coltivazioni del tabacco, la contaminazione delle falde con prodotti tossici e microplastiche derivanti dai miliardi di mozziconi dispersi l’ambiente. Per non parlare della tossicità a cui sono esposti nei Paesi meno evoluti coloro che lavorano nella produzione del tabacco che sono spesso minori, a volte bambini. Grande anche l’abilità dei manager di questi Big Tobacco: basti pensare alla geniale idea di creare la sigaretta elettronica e le IQOS (tabacco riscaldato) e lanciare lo svapo come ‘riduzione del danno ’ causato dalla combustione del tabacco così da indurre i giovani e giovanissimi/e ad assumere nicotina, e quindi assicurarsi una clientela per i decenni a venire. Questa differenziazione ha avuto successo malgrado le evidenze scientifiche che sottolineano come lo svapo non sia affatto innocuo o meno dannoso del tabacco ma solo diversamente dannoso. Quante volte abbiamo visto giovani e meno giovani portare alla bocca la sigaretta elettronica perché “svapare è smart, rilassa, non fa male, ed è consentito ovunque”.
3. I governi sono perfettamente consapevoli di quanto sta accadendo e della pericolosità delle dipendenze da fumo e da svapo, così come quelle da alcol, da cibi processati industrialmente, da droghe e dal gioco d’azzardo. Sono anche noti i modi per frenare questi consumi, come ho recentemente ricordato in un altro articolo. Ma la priorità di ogni governo, soprattutto nei periodi di difficoltà economica, è quella di mantenere o, meglio, aumentare i consumi perché ciò significa sostenere le imprese e con esse i posti di lavoro e il gettito fiscale.
Io mi sono quindi convinto che un’azione di governo saggia debba basarsi su pochi pilastri, fra i quali i seguenti.
A. Darsi obiettivi di contrasto delle dipendenze tesi a ridurle progressivamente nel tempo, senza interventi drastici di breve termine, e possibilmente negoziarli con i maggiori portatori di interessi. La lenta e progressiva riduzione dei consumi sarebbe già un successo.
B. Attuare provvedimenti efficaci che non diano adito a polemiche e non generino contrasti divisivi nell’opinione pubblica. Ad esempio, in Italia si potrebbe conferire all’Istituto Superiore di Sanità il controllo su tutti i prodotti di consumo di nicotina che si trovano sul mercato fissando alcuni standard di prodotto, quali il contenuto di nicotina e degli additivi usati per renderlo più gradevole. Anche un modesto e progressivo aumento dei prezzi d’acquisto può essere efficace, ma l’aumento di imposte e tasse è regressivo e ovviamente impopolare e va usato con prudenza e lenta progressività. Il maggior introito potrebbe utilmente essere impiegato per incentivare i coltivatori di tabacco a convertire le colture. Lo Stato potrebbe anche considerare di negoziare con i produttori un risarcimento per i danni da essi provocati alla salute delle persone e dell’ambiente, da utilizzare per potenziare i Centri antifumo, l’informazione della popolazione e il coinvolgimento del personale sanitario. È fondamentale infine allargare e far rispettare il divieto di fumo e di svapo non solo negli esercizi pubblici e nei luoghi di lavoro ma anche all’aperto in luoghi assembrati, nelle pertinenze di scuole, ospedali, nei parchi pubblici e sulle spiagge.
C. Vedrei infine con grande favore l’istituzione nella scuola primaria di primo e secondo grado dell’insegnamento di educazione civica e sanitaria che sarebbe un investimento assai utile non solo per il contrasto alle dipendenze ma anche per ripristinare o rinsaldare comportamenti civili in tutti i futuri cittadini.
In conclusione, quindi, e per rispondere alla domanda che ho posto all’inizio io credo che alla luce dei fatti dobbiamo pragmaticamente decidere se modificare le nostre strategie per contrastare la crescente diffusione del fumo e dello svapo ma anche delle altre dipendenze. Dobbiamo forse trovare un compromesso soddisfacente perché il meglio è nemico del bene e la saggezza popolare insegna che, se il tuo avversario è troppo forte e non riesci a sconfiggerlo è bene rinunciare al conflitto e tentare di trovare una soluzione di compromesso amichevole che consenta di ottenere un risultato, anche se parziale. Una soluzione che va contemplata e valutata anche se indigesta ai più, compreso il WHO Regional Office for Europe, che invita i Governi ad intervenire con decisione a regolare i prodotti nocivi per la salute (WHO Meeting Report, June 2024).
Girolamo Sirchia

Assolutamente d’accodo su tutta la linea, avendo cura però di differenziare i vaporizzatori a ricarica liquida, dei piccoli produttori nazionali, da quelli a tabacco “riscaldato” delle multinazionali del Tabacco.
Assolutamente d’accordo su quasi tutto. Non farei confusione tra i prodotti con liquidi da inalazione, per i quali la ricerca ha ormai assodato una significativa riduzione del danno, stimata intorno al 95%, recato dall’uso di prodotti a combustione e che si sono dimostrati la più efficace soluzione per allontanarsi dal tabagismo (vedasi l’ultima Revisione Cochrane) e i prodotti a tabacco “riscaldato”, ovvero carbonizzato, delle multinazionali del Tabacco.