Smettere di fumare con la sigaretta elettronica

L’Istituto Nazionale inglese per la salute e l’eccellenza delle cure (NICE) ha stabilito di mutare rotta nella lotta al fumo: oltre a invitare i fumatori a smettere di fumare, esso raccomanda oggi per i fumatori che non riescono a smettere di colpo di usare quei prodotti autorizzati che contengono nicotina per sostenere il loro sforzo. Si tratta di una temporanea strategia di riduzione del danno che va considerata come seconda scelta rispetto alla cessazione secca, ma che non è dannosa per la salute ed è sempre preferibile al fumo di tabacco. Tra questi prodotti sostitutivi va considerata anche la sigaretta elettronica, anche se la sua validazione ufficiale non è ancora avvenuta. L’uso di tutti i sostituti di nicotina resta giustificato comunque solo se usato come ausilio per smettere di fumare, giacchè la nicotina è a tutti gli effetti una droga.

(BMJ 2013;346:f3663)

 

 

La voce debole dei medici

La difesa della salute pubblica e la condanna delle iniziative che favoriscono gli interessi commerciali anziché il bene comune è molto forte da parte delle riviste scientifiche inglesi. Recentemente il BMJ ha stigmatizzato il voltafaccia del Governo sull’annunciata volontà di introdurre i pacchetti anonimi per le sigarette e il prezzo minimo per unità alcolica, determinato dalle pressioni politiche dei produttori (Collin J e Hill S. Corporate involvement in public health policy is being obscured. BMJ 346, 9, 2013). In Italia la difesa del bene comune è molto più debole: ad esempio il blitz effettuato recentemente dal Senato, che ha approvato l’emendamento del Senatore Galan che consente di fumare la sigaretta elettronica nei locali pubblici chiusi e nei luoghi di lavoro (incrinando così la ben consolidata abitudine di non fumare più in questi luoghi) ha trovato una classe medica assente o quasi, a parte poche lodevoli eccezioni quali la Consulta Nazionale per il Tabacco o la Lega Italiana contro i Tumori.

La sigaretta elettronica

Continua il dibattito sull’utilità della sigaretta elettronica come mezzo per la riduzione del danno. Forse ciò è possibile se questi articoli medico-chirurgici sono autorizzati, se vengono utilizzati nel rispetto delle vigenti norme che riguardano le sigarette, se viene vietata la loro pubblicità. Questa infatti è evocativa delle vere sigarette e può indurre al fumo anziché facilitarne la cessazione. Va in particolare ricordato che le Multinazionali del tabacco stanno investendo nelle sigarette elettroniche e dichiarano di voler collaborare ad usarle come dissuasione dal fumo, anche mettendo a disposizione fondi per la ricerca. Su questo punto molti sospettano che si tratti di una strategia per accrescere l’assuefazione alla nicotina e costituisca un pericolo per i Governi di legittimare l’operato dell’industria del tabacco.

(Hastings G et al. Tobacco harm reduction. The devil is in the deployment.  BMJ 2012,345:e 8412)