Riflessioni Sanità N. 1

Girolamo Sirchia

Mi sembra stia venendo avanti un nuovo modello di sanità. Alcuni grandi Ospedali di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna (e forse altri sia pubblici che privati) hanno équipes mediche di alto livello e motivazione che offrono al paziente (soprattutto con patologie importanti) un buon servizio. Sono medici molto bravi e motivati. Il paziente si presenta con il Servizio Sanitario Nazionale in ambulatorio e paga un co-payment del 20-25% di una tariffa calmierata. In regime di ricovero non si paga niente e niente si paga per il Medico di Medicina Generale. Si potrebbe far pagare un co-payment anche per questi servizi, salvo esenzione per reddito o patologia. Le Assicurazioni potrebbero intervenire per rimborsare i co-payment con premi molto ragionevoli. Ai Medici di Medicina Generale potrà essere offerta l’opportunità di prestare servizio regolarmente per alcune ore al giorno anche in Casa di Comunità o in Ospedale. A coloro che diverranno medici strutturali verrà offerto un compenso integrativo e/o una posizione accademica o dirigenziale.

Questo modello potrebbe essere migliorato con alcuni interventi:

  1. Potenziamento delle équipes di valore nei grandi Ospedali e loro retribuzione adeguata ai tempi.
  2. Replicazione progressiva del punto 1) in altri grandi Ospedali (progressione lenta nel tempo).
  3. Esenzioni del co-payment basata su dati veri (tenore di vita!).
  4. Coinvolgimento delle Assicurazioni Sanitarie e dei Medici di Medicina Generale. 
  5. Sperimentazioni limitate del modello con controllo sulla qualità dei servizi e sulle spese prima della sua replicazione.
  6. Programma di motivazione del personale coinvolto.

Questo modello ha il vantaggio di costare poco, di essere probabilmente efficace per iniziare a risolvere la crisi del Servizio Sanitario Nazionale (che rimane tale, sia con Ospedali pubblici che privati). Il modello si può allargare progressivamente migliorando il Servizio Sanitario Nazionale e rendendolo compatibile con la spesa pubblica.

La sperimentazione potrebbe essere coordinata da Ministero e Regioni in un programma pluriennale.

Milano, 19 marzo 2024

Ipotesi di riforma strutturale del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)

Girolamo Sirchia

Abbozziamo di seguito alcune idee per rispondere alla domanda: Quali sono le iniziative più efficaci per migliorare la sanità in Italia?

1. Le aspettative dei cittadini

In caso di necessità di salute il cittadino si aspetta di poter accedere al più presto ad un medico o, meglio, al suo medico curante che dovrebbe farsi carico di valutare la sua situazione e risolvere i suoi problemi direttamente o facendo ricorso ad altre competenze sanitarie, organizzando tutto il percorso necessario (presa in carico).

Un medico curante che egli si aspetta empatico, preparato e aggiornato professionalmente, che conosce il paziente e la sua storia sanitaria e sociale, sempre raggiungibile e disponibile ad ascoltarlo e visitarlo in ambulatorio o a domicilio. Il cittadino si attende anche che le prestazioni siano poco costose e avvengano in luoghi poco distanti da dove risiede. Il paziente deve poter riporre fiducia nel suo curante e saperlo amico premuroso.

2. Le aspettative del medico

Il medico desidera rispetto e considerazione dalla società proporzionali ai suoi meriti professionali e umani. Anche per questo è necessario che al medico venga offerta una carriera con vari livelli di responsabilità e connessi poteri, autonomia e guadagni. Il medico deve avere tempo per se stesso e la sua famiglia ma anche per aggiornamento professionale senza essere gravato da compiti che non gli sono propri e che lo distolgono dalla sua missione, ossia essere un buon medico e un professionista gradito oltre che ai pazienti anche ai colleghi e alla società in cui opera.  È ben noto che un medico soddisfatto del suo lavoro e della sua vita è fondamentale perché la qualità della sanità risulti buona e il paziente ben curato e soddisfatto.

Il medico che opera nel territorio, sia esso convenzionato o dipendente, sia che operi nel suo studio o presso strutture come le case e gli ospedali di comunità, deve poter disporre di collaboratori da lui stesso scelti ancorché retribuiti dal SSN: giovani medici assistenti, Physician Assistant o Associate, infermieri, Oss, impiegati, ecc.,

Ai medici curanti titolari con maggiore anzianità, esperienza e merito (a tutti gli effetti “Primari territoriali”) dovrebbe spettare anche il compito di partecipare alla nomina dei Medici Direttori Generali delle ASL e delle strutture territoriali in essa contenute (Case e Ospedali di Comunità) nonché delle Guardie Mediche territoriali (Walk-in Centres). Queste ultime devono essere aperte quasi ininterrottamente per accogliere l’urgenza territoriale (non l’emergenza) così da porre fine al sovraffollamento dei DEA (Dipartimenti di Emergenza ed Urgenza), ma anche per offrire ai medici curanti second opinion e approfondimenti diagnostici e terapeutici quando necessario. Una soluzione interessante è quella adottata dalla Johns Hopkins che offre ai medici di medicina generale di entrare a far parte di una Community che si appoggia agli Ospedali per le necessità di consultazione e approfondimento diagnostico e terapeutico oltre che di ricovero. Alla Regione competerà di nominare solo un Amministratore di Direzione che coadiuvi questi Primari territoriali e Direttori Generali medici con il compito di curare gli aspetti contabili e l’osservanza delle norme.

Nei grandi Ospedali di riferimento l’attività dei medici e del restante personale sanitario si svolgerà all’interno dei Dipartimenti, retti da un Capo Dipartimento, e nei reparti e servizi che vi afferiscono e che sono retti da un Primario medico. I Capi Dipartimento fanno parte dell’Ufficio di Direzione dell’Ospedale e nominano i nuovi Capi Dipartimento e il Direttore Generale medico dell’Ospedale, che sarà assistito da un Amministratore di nomina regionale come più sopra accennato. Si configura così sia nell’Ospedale privato che sul territorio quella struttura da noi auspicata, governata dai medici e non da amministrativi.

La carriera del medico inizierà come assistente junior e potrà scalare per merito ad assistente senior, Aiuto, Primario, Capo Dipartimento, Direttore Generale medico, posizioni tutte a tempo ricoperte da persone scelte dall’Ufficio di Direzione dell’Ospedale. A partire dal Primario in su il medico potrà scegliere di non essere un dipendente, ma di avere un contratto di lavoro di tipo professionale privatistico; in ogni caso però il rapporto esclusivo dovrà essere preferito e premiato nel modo migliore possibile.

3. L’architettura del sistema

L’Italia è bene che mantenga un SSN universalistico con un moderato co-payment al punto di erogazione di tutte le prestazioni, come già attualmente avviene, per tutti coloro che non possiedono un certificato di indigenza rilasciato dai Comuni in base al tenore di vita; questo oggi può essere definito più facilmente incrociando i dati già disponibili presso varie sorgenti, anche se ancora non sempre facilmente raggiungibili. Un investimento per migliorare questi collegamenti sarebbe prezioso anche per un contrasto all’evasione fiscale e alla criminalità. In Germania dal 2006 è in vigore un modico co-payment anche per l’accesso al medico curante territoriale. Tutti i co-payment peraltro potrebbero essere coperti da una polizza assicurativa.

Il SSN si basa su strutture di proprietà regionale o private accreditate e su personale convenzionato o dipendente. Un bilanciamento di queste risorse sarebbe auspicabile, anche per evitare pericolosi squilibri.

In ogni caso è necessario salvaguardare la missione del sistema. Le strutture sanitarie pubbliche sono state definite aziende ma oggi l’impostazione di queste aziende (che sono rette da un Direttore Generale spesso non medico, dotato di poteri molto ampi, nominato dalla Regione) ha dato risultati spesso insoddisfacenti. Queste strutture devono essere “Aziende sanitarie speciali”, quali ad esempio Fondazioni non profit governate da medici e non Aziende monocratiche vecchia maniera e devono essere fortemente improntate al rispetto della loro missione filantropica prima che ad altro. La Regione non deve entrare nella gestione di queste aziende speciali, ma concentrarsi sui compiti suoi propri ossia il finanziamento, la programmazione e il controllo, centrato sulla valutazione della correttezza della gestione e dei risultati ottenuti. Con il potente strumento dell’accreditamento a tempo e la nomina dell’amministratore di direzione la Regione può avere il pieno controllo del sistema senza interferire con la gestione delle strutture pubbliche di sua proprietà, che nel disegno qui proposto potranno avvalersi di una gestione di tipo imprenditoriale, liberandosi di tutti quei vincoli che oggi non consentono alle strutture pubbliche di competere ad armi pari con quelle private.

4. Il finanziamento del sistema

Nel Paesi europei più evoluti la spesa sanitaria costituisce circa il 10% del PIL adeguato annualmente al costo della vita. Anche in Italia dobbiamo arrivare a questo livello di spesa sanitaria costituendo un fondo sanitario nazionale alimentato dalla fiscalità generale e non incluso nel più generale capitolo dell’assistenza, ossia della spesa improduttiva cui afferiscono pensioni, assegni di sostegno, ecc.

La sanità per consenso internazionale è un potente motore di sviluppo socioeconomico e come tale va valorizzata. Il fondo sanitario nazionale dovrebbe finanziare l’assistenza sanitaria che afferisce ai poteri regionali ma anche la prevenzione costo-efficace e la promozione della salute che dovrebbero essere disegnate e gestite a livello centrale in collaborazione con le Regioni. Questi ambiti non hanno finora ricevuto in Italia l’attenzione che meritano e le conseguenze le abbiamo potuto rilevare anche recentemente con l’epidemia di Covid-19 che ha trovato l’Italia impreparata a contrastarla. La prevenzione è stata più volte definita l’investimento con più alto ritorno.

Il Servizio Sanitario Nazionale deve aprirsi in ogni sua parte alle iniziative di salute pubblica, che si estendono dalla promozione della salute e la predizione dei rischi nei soggetti apparentemente sani, alla prevenzione nei suoi vari aspetti e in vari ambiti (scuola, posto di lavoro, strutture sanitarie). Anche la ricerca indipendente non può più essere sacrificata in quanto indispensabile attività di progresso scientifico ed economico.

 È necessario a questo proposito sottolineare che:

a)  la Presidenza del Consiglio dei Ministri dovrebbe predisporre e aggiornare un Piano di salute pubblica che includa prevenzione e promozione della salute in tutti i suoi aspetti, compresa la composizione dei contrasti fra interessi pubblici e interessi privati (fumo di tabacco, alcol, alimentazione, ecc.), valutando l’impatto sulla salute pubblica dei provvedimenti emanati a vari livelli istituzionali nello spirito della Health in All Policy. È superfluo ricordare che questo Piano deve prevedere finanziamenti ad hoc pari ad almeno il 2% del PIL, provenienti dal fondo sanitario nazionale;

b)  il benessere della popolazione (cioè, il motore di sviluppo) non è legato solo alla sanità, ma forse e anche più alla salute dell’ambiente e degli animali (One Health) e soprattutto ai determinanti socio-economici della salute (reddito famiglia, casa, ambiente di vita, lavoro, ecc.) che dovrebbero coinvolgere anche la sanità.

Infine è necessario riflettere sui tre seguenti punti:

1)  E’ urgente investire nell’aggiornamento e motivazione del personale sanitario che oggi è scesa a livelli molto bassi a causa dei difetti dell’attuale sistema, che ha marginalizzato i medici nella decisione, non ne ha tutelato il ruolo sociale e ne ha sottoposto l’operato a figure professionali non mediche di tipo amministrativo; gli stipendi dei sanitari sono troppo bassi ed il merito non viene premiato.

2) Il sottofinanziamento della sanità per oltre un decennio nel nome dell’austerity ha compromesso seriamente il SSN, creando anche diseguaglianze di salute tanto vistose da meritare la definizione di “morte per mano della politica” (Abbasi K., Capo Redattore del British Medical Journal, 2020). M. Limb ha sintetizzato in una frase il disperato bisogno di finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale “Our NHS is crying out for investment” (BMJ on line, June 2023). Bisogna sottolineare però che le risorse economiche sono certo indispensabili ma il buon risultato si ottiene solo unendole alla capacità di disegnare e realizzare un sistema efficiente, ispirato anche dalla conoscenza di quanto di buono è stato fatto in Italia e in altri Paesi evoluti*. Il finanziamento di un moderno SSN non può basarsi solo sulla finanza pubblica. È necessario che si attivi un moderato co-payment da parte dei cittadini o di un’assicurazione obbligatoria per i grandi rischi quali sono ad esempio alcune malattie croniche molto onerose.

3)  Qualunque cambiamento, incluso quello qui proposto, per avere successo richiede una fase preliminare di studio e conoscenza delle esperienze nazionali e internazionali, seguita da una sperimentazione su piccola scala del sistema disegnato, da realizzare anche con il coinvolgimento degli operatori, ormai sfiduciati e stanchi di continue riforme poco efficaci, troppo spesso basate su ideologie piuttosto che su valutazioni scientifiche.

In conclusione, credo che il nostro Servizio Sanitario Nazionale debba essere salvato perché dotato di pregi innegabili. Per sopravvivere però esso deve essere emendato correggendo i difetti che lo hanno guastato e principalmente il sottofinanziamento cronico, la scarsa competenza e la limitata vision dei decisori, l’eccessiva gabbia burocratica che affligge tutto il Paese, lo scarso pragmatismo e la troppa ideologia delle nostre riforme e controriforme.

Milano, 8 novembre 2023

Di seguito è riportato l’allegato “La Guardia Infermieristica)

(E altre riflessioni)

La Guardia Infermieristica

(e altre riflessioni)

Girolamo Sirchia

Il contesto sanitario

I Servizi Sanitari differiscono dagli altri comuni beni di consumo perché riguardano la salute e la vita dei cittadini, ossia beni primari e irrinunciabili che lo Stato ha il dovere di tutelare prioritariamente. Di conseguenza le Aziende Sanitarie differiscono radicalmente dalle altre Aziende perché non sono finalizzate alla cura del bilancio, ma alla protezione di un bene irrinunciabile: il risvolto etico viene così prima di quello economico. Purtroppo, nella realtà ciò spesso non avviene e il valore economico soppianta quello etico e snatura la missione primaria dell’Azienda. A ciò hanno contribuito largamente la disattenzione dello Stato e dei corpi sanitari che hanno consentito l’assimilazione dello schema di governance in sanità a quello delle Aziende finalizzate al profitto e non a Fondazioni o altre Aziende etiche. Anche alcune Università di impronta economica e commerciale, che hanno assunto un ruolo leader nel preparare il personale per gli organismi di governance aziendale, hanno peraltro contribuito a modificare il senso delle Aziende sanitarie, che di conseguenza sono oggi organizzate e gestite con i principi delle Aziende di profitto e affidate a Direttori Generali totipotenti, di estrazione più spesso non medica, in ambito pubblico nominati dalla Regione e quindi spesso in base a criteri politici prima che di merito.

Io credo che sia ora di ripensare questa impostazione che non ha giovato alla salute dei cittadini e in Italia ha contribuito a dissestare il Servizio Sanitario Nazionale e a consentire formule anche speculative, incompatibili con un servizio pubblico a forte connotazione etica con alcune derive pericolose come la marginalizzazione dei medici dalla governance con grave pregiudizio della loro autonomia e del potere decisionale, con le conseguenze di demotivare il personale sanitario e disamorarlo del suo lavoro e dell’attenzione al paziente. Notoriamente se il medico non è soddisfatto e motivato, il paziente non viene curato al meglio e si assiste come oggi alla scarsa attrattività delle professioni sanitarie.

Anche recentemente è stato dimostrato che la mortalità dei pazienti è inversamente proporzionale al numero e qualità del personale sanitario che lo cura. Il finanziamento insufficiente legato a principi di spending review che abbiamo registrato in Italia da almeno un decennio, unito ad una organizzazione imperfetta del Sistema Sanitario, alla mancata preparazione, aggiornamento e motivazione del personale sanitario rendono facilmente ragione delle odierne difficoltà del nostro Servizio Sanitario Nazionale.

In altra sede la materia è già stata trattata ed alcuni rimedi strutturali sono stati proposti a cominciare dalla sanità del territorio (Allegato)(1). Tra questi figura la Guardia Infermieristica di Quartiere he sembra un presidio utile ad offrire quel servizio di primo aiuto che il paziente richiede e che può anche organizzargli un percorso di cura dopo un triage esperto con percorsi già codificati e semplificati.

Postazione infermieristica di Quartiere o Guardia Infermieristica

Si propone di rispondere all’angoscioso bisogno di aiuto che ognuno di noi prova quando sta male. In queste occasioni vorremmo che qualche sanitario si prendesse cura di noi attivando quei percorsi e quei servizi sanitari che possono risolvere il nostro problema di salute. Ciò può avvenire attivando in ogni quartiere o caseggiato una postazione di Guardia Infermieristica ove un infermiere esperto sia in grado di effettuare un triage e, in base alla obiettività rilevata, di attivare secondo una organizzazione già predisposta e possibilmente con il consenso del medico curante di riferimento un percorso che includa medici specialisti, presidi diagnostici a domicilio o a distanza per eventuale consultazione o ricovero in un Ospedale di appoggio (Figura).

GUARDIA INFERMIERISTICA

(Infermeria proattiva di quartiere)

Qui entrano in gioco le varie forme di telemedicina per diagnosi e cura di cui già disponiamo e che possono servire il paziente nel modo più rapido ed esperto possibile. Se il quartiere dispone anche di una postazione di Custode Sociale, che proattivamente vigili di continuo sui soggetti più fragili (anziani, disabili) prevenendo così che incorrano in pericoli e disagi, l’organizzazione di assistenza non si limita solo al soccorso, diagnosi e cura, ma include anche prevenzione. Questa formula organizzativa si è già rivelata vantaggiosa sia in Italia(2) che in altri Paesi (l’Health Visitor in Gran Bretagna)(3) e persino in Cina(4).

Conclusioni

Finanziamento e organizzazione

Con la Fondazione Il Sangue di Milano, l’Avv. Paolo Franco e l’Ing. Marco Campari stiamo da tempo studiando come migliorare il Servizio Sanitario Nazionale e come finanziare i cambiamenti proposti.

Il nostro Servizio Sanitario Nazionale è in affanno ed è chiaro che la finanza pubblica da sola non è in grado di sostenerlo. A nostro avviso per uscire da questa stretta economica è necessario che per la maggior parte dei servizi sanitari usufruiti il cittadino contribuisca con un modico ticket e che a livello di erogazione dei servizi si configuri una collaborazione pubblico-privato. I nostri sforzi pertanto dovrebbero indirizzarsi ad individuare i modi migliori per assicurare che tale collaborazione possa realizzarsi nel modo più vantaggioso per entrambe le parti, ma soprattutto per il bene dei pazienti e in modo equo.

Conosciamo bene i vantaggi e i rischi di queste collaborazioni e in particolare la vocazione del privato al profitto e del pubblico alla scarsa produttività, ma abbiamo anche sufficiente esperienza per potenziarne i vantaggi e ridurne i rischi. Il settore pubblico potrebbe aprirsi a sperimentare forme organizzative atte a superare parte dei vincoli che oggi ne rendono difficile la gestione e dare ai dipendenti  compartecipazioni monetarie o non monetarie alle gestioni migliori circa il rapporto qualità/costi.

Ricordo per inciso che fin dal 1985 il famoso “Manifesto Bianco(5) di 5 clinici milanesi (Renato Boeri, Ferdinando Cornelio, Girolamo Sirchia, Umberto Veronesi e Carlo Zanussi) chiedeva che almeno ai grandi Ospedali venisse concesso di muoversi più agilmente senza i paralizzanti vincoli della pubblica Amministrazione, che sono incompatibili con una buona gestione.

Le attuali Aziende pubbliche devono cambiare il tipo di governance, che auspichiamo divenga più simile ad una Fondazione diretta da medici, con la collaborazione di un Amministratore di nomina regionale, che non un’Azienda di vecchio tipo quale è oggi. La Regione dovrà perciò privilegiare la programmazione ed il controllo, utilizzando meglio lo strumento dell’”accreditamento a tempo”, atto ad evitare posizioni dominanti del privato sul pubblico e a scoprire le eventuali irregolarità amministrative, sospendendo l’accreditamento in via temporanea o permanente.

Noi non dobbiamo demonizzare il privato, ma solo regolarne bene i comportamenti e farlo prosperare in modo equo con la finalità primaria di servire ii cittadini e il Servizio Sanitario Nazionale, di motivare, preparare e aggiornare continuamente il personale sanitario dal quale dipende alla fine la qualità tecnica e umana delle cure del malato.

Tutte queste considerazioni le abbiamo già più volte proposte(1) e su queste proposte vorremmo si aprisse un dibattito costruttivo con tutte le forze culturali e politiche del Paese. Anche noi, come altri Paesi(6), abbiamo quindi davanti l’impegno di pensare, studiare e sperimentare un Servizio Sanitario Nazionale più adatto al tempo odierno, che dopo 45 anni dalla sua fondazione mantenga e migliori i suoi indiscussi vantaggi.

Riferimenti bibliografici

1. Sirchia G.  Ipotesi di riforma strutturale del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)

     www.girolamosirchia.org

2.  Sirchia G., Parravicini A. L’iniziativa del Custode Sociale per favorire la permanenza degli anziani al loro domicilio. In: Sirchia G. Spunti per una sanità migliore, pp. 177-193, Piccin Editore, 2011.

3.  Cowley S, Whittaker K, Malone M, Donetto S, Grigulis A, Maben J. Why health visiting? Examining the potential public health benefits from health visiting practice within a universal service: a narrative review of the literature. Int J Nurs Stud. 2015 Jan;52(1):465-80. doi: 10.1016/j.ijnurstu.2014.07.013. Epub 2014 Jul 27.

4.  Li Z, Xuan M, Gao Y, He R, Qian D, Hung P. Trends in the availability of community-based home visiting services for oldest-old in China, 2005-2018. BMJ Open. 2023 Apr 5;13(4):e070121. doi: 10.1136/bmjopen-2022-070121.

5.  Manifesto Bianco dei Clinici Milanesi, Notizie Brevi n. 3, Milano, pp. 2-3, 1985

e www.girolamosirchia.org

6. Crowley R, Mathew S, Hilden D; Health and Public Policy Committee of the American College of Physicians. Modernizing the United States’ Public Health Infrastructure: A Position Paper From the American College of Physicians. Ann Intern Med. 2023 Aug;176(8):1089-1091. doi: 10.7326/M23-0670. Epub 2023 Jul 18.

Allegato

Milano, 8 novembre 2023

XIX Congresso Nazionale SITAB

Tabagismo: nuovi prodotti, nuove sfide

Firenze, 12-13 ottobre 2023

No Tobacco Day 2023

Riprende il contrasto ai prodotti da fumo (?)

Girolamo Sirchia

Saluto con piacere tutti i partecipanti a questo importante Congresso e ringrazio la Presidente, Prof.ssa Maria Sofia Cataruzza e gli altri organizzatori per l’invito ad aprire il Convegno e condividere con voi una breve riflessione.
Mi riesce difficile capire come a fronte di crescenti evidenze sulla nocività del tabacco e della nicotina, sia per la salute pubblica sia per quella dell’ambiente, continui a crescere il numero di coloro che usano queste droghe e a prosperare coloro che da questo traggono profitto.

Sul versante della salute ancora recentemente il fumo di tabacco è stato individuato come fattore di rischio maggiore comune alla patologia cardiovascolare, a quella neurologica e a quella metabolica insieme all’ipertensione arteriosa e alle dislipidemie.

Sul versante ambientale la coltivazione del tabacco si rivela una delle più importanti cause del cambiamento climatico che sta minacciando l’esistenza stessa del pianeta: deforestazione, largo uso di composti chimici, grande consumo di acqua, inquinamento del suolo e delle falde acquifere sono un crescente pericolo.

Sul versante sociale, infine, l’uso di manodopera minorile per la coltivazione con intossicazione da nicotina dei lavoratori, lo sfruttamento dei coltivatori da parte di pochi monopolisti delle foglie di tabacco che fungono da intermediari, le diseguaglianze sociali che ne derivano sono un altro preoccupante aspetto.

A fronte di queste evidenze le iniziative dei governi sono molto deboli: l’inerzia di coloro che dovrebbero proteggere la salute dei loro concittadini nei territori dove essi vivono è diventata scandalosa. A poco sono valse finora le voci e le iniziative dei ricercatori e dei medici per cambiare le cose. Voi siete fra questi e ammiro il vostro impegno continuo. Confido che prima o poi l’opinione pubblica comprenda appieno il terribile danno che pochi soggetti senza scrupoli infliggono all’umanità e la pesante responsabilità dei governi che per opportunismo scelgono l’inerzia. Tutti noi sappiamo che sradicare il fumo di tabacco e la relativa dipendenza è possibile e che continuando con tenacia a divulgare le numerose evidenze scientifiche da un lato e la colpevole inerzia di chi dovrebbe agire si possa smuovere l’opinione pubblica che sola può cambiare le cose.

Impegno dei cittadini

Far crescere il biasimo sociale per chi usa prodotti da fumo

perché crea danni (a sé, alla società, all’ambiente)

e diseguaglianze (pagano tutti e non solo chi fuma)

Milano, 28 settembre 2023

 

No Tobacco Day 2023

Riprende il contrasto ai prodotti da fumo (?)

 Girolamo Sirchia

In questa tarda primavera 2023, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo aver dichiarato ufficialmente terminata l’epidemia di Covid-19, ha ripreso la sua azione di contrasto al tabacco e agli altri prodotti contenenti nicotina. Vent’anni or sono (maggio 2003) l’Organizzazione Mondiale della Sanità fu promotrice della Convenzione Quadro per il Controllo sul Tabacco che vede l’adesione vincolante di 182 Nazioni ad impedire che l’industria del tabacco continui a danneggiare la salute pubblica e ad ostacolare le politiche che la proteggono. Essa attua da anni iniziative di disinformazione dell’opinione pubblica circa la pericolosità dei suoi prodotti, occultando e mistificando con mezzi di ogni genere i risultati della ricerca scientifica indipendente, ma anche iniziative lobbistiche pervasive che riescono anche a bloccare provvedimenti governativi che possono nuocere ai suoi interessi. Anche in Italia serve un Piano Pluriennale di Governo che preveda un ventaglio di iniziative di contrasto.

Piano pluriennale di Governo

  1. Riduzione progressiva del contenuto di nicotina di tutti i prodotti del tabacco e dei prodotti per lo svapo. L’Istituto Superiore di Sanità regola e controlla tutti i prodotti in commercio contenenti nicotina per verificare che il tasso non superi quello fissato per legge e rilascia il nulla osta del Ministero per l’entrata in commercio (o il ritiro).

    2.  Divieto di uso di tabacco e svapo nei locali chiusi (in tutto o in parte), nei luoghi assembrati, parchi e spiagge pubbliche e private, pertinenze di scuola e sanità.

3.         Prevenzione dell’iniziazione dell’uso del tabacco e di altri prodotti contenenti nicotina nei giovani. Divieto di uso e vendita di prodotti contenenti nicotina a persone con  < 18 anni.

4.         Contrasto alle cosiddette tecniche di riduzione del danno per tutti i prodotti contenenti nicotina.

5.         Conversione delle colture di tabacco (con incentivi per gli agricoltori). La coltivazione e la produzione di tabacco per uso voluttuario sono uno dei processi più inquinanti per il pianeta e rovinosi per la salute. Gli intermediari (che acquistano foglie dai produttori e le rendono alle aziende che producono le sigarette) sfruttano i coltivatori e affamano i contadini. Dovrebbe intervenire lo Stato comprando le foglie dai coltivatori a prezzi equi (monopolio foglie!). Il Department of Public Health della California è seriamente impegnato a contrastare i danni provocati dall’industria del tabacco (UNDO – end tobacco damage now).

6.         Divieto di pubblicità manifesta e/o occulta di prodotti contenenti nicotina.

7.         Contrasto severo alla dispersione dei mozziconi nell’ambiente.

8.         Biasimo sociale per coloro che consumano prodotti contenenti nicotina (assuefazione e diseguaglianze nel pagamento). Tassa per danni provocati dal fumo a persone e cose. Iniziative di comunicazione di massa 45e potenziamento dei Centri Antifumo e iniziative della comunità.

9.         Sanzioni e responsabilità di applicazione dei controlli.

10.       Finanziamento del presente Piano di Governo (non di singoli Ministeri) proporzionato agli obiettivi e al tempo fissato per raggiungerli.

Impegno della comunità

Ognuno di noi ha la possibilità e il dovere morale di far capire a coloro che ci circondano che:

*  Fumare è una scelta individuale carica di responsabilità:

–          verso se stessi

–          verso la società

–          verso l’ambiente.

      Infatti provoca:

a)      danni alla salute propria e degli altri (fumo passivo)

b)      danno alla sanità (spese sanitarie a carico dello Stato)

coltivazioni

c)      danno all’ambiente

mozziconi    –   coltivazioni    –        microplastiche

d)      danno alle imprese (pausa fumo, assenza dal lavoro, assicurazioni incendi) e ai Comuni (mozziconi).

*   Arroganza e mancanza di rispetto dei diritti di tutti i cittadini:

–           costi (sanitari e sociali) pagati da tutti e non solo dai fumatori

–     danni al pianeta (non risarcibili)

–     diseguaglianze e ingiustizie [violazione del principio di eguaglianza di diritti e doveri per tutti i cittadini (Carta di Nizza[1])]

ì  Chi provoca danno agli altri per propria scelta è riprovevole. Va biasimato dalla società e la società deve capire le ragioni di questo giudizio negativo.

 

Impegno dei cittadini

Far crescere il biasimo sociale per chi usa prodotti da fumo

perché crea danni (a sé, alla società, all’ambiente)

e diseguaglianze (pagano tutti e non solo chi fuma)

 Riferimenti bibliografici

Lee K. Et al. The 20th anniversary of the WHO Framework Convention on Tobacco Control: hard won progress amid evolving challenges.

Lancet 2023 May 29;S0140-6736(23)01080-2. doi: 10.1016/S0140-6736(23)01080-2.

Wade S. et al. Fifty-year forecasts of daily smokling prevalence: can Australia reach 5% by 2030?

Tob Control. 2023 May 22:tc-2022-057624. doi: 10.1136/tc-2022-057624.

UNDO. Hold the industry accountable..

http://www.undo.org/environmental-impact/tobacco-farming-impact/utm

 

 

Milano, 22 settembre 2023

 


[1]   Art. 20 della Carta di Nizza (Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea) proclamata

     il 7.2.2000 – Tutte le persone sono uguali di fronte alla legge (uguaglianza di diritti e doveri)

     (simile all’Art. 3 della Costituzione Italiana)