Girolamo Sirchia
Ogni provvedimento normativo è efficace e duraturo solo se la maggior parte della popolazione lo sostiene in quanto ritenuto utile e giusto. Questa è la principale ragione del successo dell’articolo 51 della legge 16 gennaio 2003, n. 3 “Tutela dei non fumatori dal fumo passivo” che non si è rivolto ai fumatori dicendo loro “Non fumare perché ti fa male”, ma ha parlato ai non fumatori dicendo loro “Avete il diritto di non essere intossicati dal fumo degli altri”. Il messaggio ai fumatori e i relativi divieti sono poco efficaci in quanto scattano subito le accuse di violazione della libertà individuale, stato etico, ecc. Noi abbiamo detto alla popolazione “Se volete fumare fatelo, non vi è proibizionismo nel nostro provvedimento”. Ma se vi è un diritto di fumare, vi è anche un diritto dei non fumatori a non dover subire un disagio ed un danno a causa di una scelta di altri, che oltre tutto sono una minoranza.
Per anni e ancora oggi si continua invece ad ammonire i fumatori dicendo “Non fumate, perché il fumo vi uccide” e quindi interferendo con la libera scelta di chi fuma se facciamo provvedimenti limitativi della libera scelta delle persone.
Dobbiamo quindi cambiare il messaggio alla popolazione, come dimostrato dall’evidenza, continuando sulla strada tracciata dalla legge 3/2003 art. 51 e preparando l’opinione pubblica a recepire il messaggio prima di emanarlo. Come continuare con una comunicazione efficace? Parlando di danno economico generato ai non fumatori da coloro che fumano e dalle imprese che lo favoriscono.
Si stima che il fumo e lo svapo comportino all’Italia circa € 26 miliardi di spesa l’anno in costi sanitari e sociali, in quanto non solo determinano 93.000 morti precoci l’anno, ma soprattutto 27 malattie croniche e invalidanti che causano spese per anni. Nel nostro Servizio Sanitario Nazionale queste spese determinate da circa ¼ della popolazione gravano su tutta la popolazione, anche sui ¾ che non fumano. E’ giusto che il danno generato da una minoranza per sua scelta venga pagato da tutti i cittadini? A questo danno, che si riferisce ai costi sanitari e sociali (giornate di lavoro perdute per scarsa produttività) bisogna aggiungere il danno ambientale, costituito da inquinamento dell’aria con veleni che si aggiungono a quelli generati dalla moderna attività nei centri urbani, ma anche delle acque, a causa della dispersione nell’ambiente di milioni di mozziconi gettati a terra, che finiscono nelle acque e rilasciano microplastiche che ingerite dalla fauna acquatica tornano sulla nostra tavola e contribuiscono a causare un temibile accumulo di tossici in ognuno di noi e in tutti i nostri organi. Di recente inoltre si sta facendo strada l’idea che il Servizio Sanitario si accolli anche screening costosi nei forti fumatori per identificare precocemente tumori polmonari. Altri costi impropri sul Servizio Sanitario Nazionale (peraltro comuni ad altri settori come traumi conseguenti ad attività ludiche), che è già in affanno per scarsità di risorse con liste d’attesa e diseguaglianze profonde. Inoltre il fumo non genera solo tumori polmonari, ma anche altri tumori ed altre malattie croniche come arteriosclerosi (patologie cardiovascolari) e pneumopatia cronico-ostruttiva. Ma i danni sono anche a carico di altri ambiti: quanti sono gli incendi generati da i mozziconi gettati ancora accesi nel verde, quante sono le ustioni generate dal fumo a letto? Chi paga per tutti questi danni? Tutti noi. E’ giusto tutto ciò? Ed è giusto che non paghi i danni chi li genera con le sue scelte (fumatori) e producendo per lucro prodotti dannosi e sostenendoli con incalzanti e aggressive azioni più o meno lecite (produttori di tabacco e filiere di coltivazione del tabacco, consumo e commercializzazione) per ottenere enormi guadagni a spese degli altri? Non ci vuole molto a concludere che tutto ciò è ingiusto, che deve pagare chi i danni li provoca per sua scelta e convenienza, non tutta la popolazione. A questo punto la norma viene invocata dalla popolazione tutta e sostenuta nel tempo. Dobbiamo quindi cambiare strategia per affrontare efficacemente il contrasto al fumo ed affidare la spesa delle norme emanate alla popolazione oltre che alle Forze dell’Ordine.
Ci sarebbero anche altre interessanti domande: perché i Governi non intervengono con decisione a troncare queste ingiustizie, perché facilitano la prosperità di queste filiere dannose con provvedimenti e/o inerzia, perché l’educazione, la promozione della salute pubblica e la prevenzione primaria languono? E così via. Ma questa è un’altra storia.
Milano, 21 marzo 2025
