Lo spread

Da incompetente di questioni finanziarie ho cercato di capire il significato di questo “spread” del cui valore ormai da anni veniamo quotidianamente informati. Mi hanno spiegato che tecnicamente esso è il differenziale di resa tra il nostro BTP decennale e il Bund tedesco e rappresenta un indicatore approssimativo della fiducia degli investitori nel nostro Paese, o meglio della sua capacità di pagare i debiti contratti. L’Italia infatti è costretta periodicamente ad offrire Titoli di Stato sul mercato finanziario per far fronte alle spese e agli interessi sui debiti contratti in precedenza. Se la fiducia degli investitori si abbassa, è necessario offrire interessi più alti per collocare i titoli e ciò non fa che peggiorare la situazione debitoria italiana.
L’indicatore “spread” tuttavia è soggetto alla speculazione dei mercati: se infatti qualche grande investitore (ad esempio una banca tedesca) decidesse di vendere una grande quantità di titoli italiani in un sol colpo, si genererebbe sul mercato un allarme; alcuni infatti potrebbero pensare che in Italia sta succedendo qualcosa che non va, e la fiducia nei nostri Titoli di Stato diminuirebbe improvvisamente con corrispondente aumento dello spread. Sappiamo bene che anche la politica internazionale può giocare un ruolo in questo senso: se un Governo non piace alla grande finanza internazionale, le pressioni che questa può esercitare sui mercati sono assai rilevanti, così come rilevante è il ruolo delle Istituzioni internazionali, della stampa estera, degli equilibri commerciali e così via. Ovviamente vale anche il contrario, e lo abbiamo visto quando, caduto il Governo Berlusconi, Monti è diventato Capo del Governo. Lo spread quindi è un indicatore di politica finanziaria, giacchè i criteri per valutare se una nazione merita fiducia sono ben altri, come ho riassunto nella Tabella qui sotto. In Italia molti dei parametri di sicurezza economica non sono soddisfacenti, e se questi non vengono migliorati con riforme strutturali e non con artifici finanziari, la fiducia stabile degli investitori non può crescere. Se la vita dell’impresa privata continua ad essere ostacolata dalle tasse esose (sempre più alte perché il costo dello Stato e gli enormi sprechi non vengono toccati), dal costo del lavoro, dalla burocrazia asfissiante, dalle difficoltà di ottenere il credito dalle banche e di incassare i crediti, dai tempi biblici della magistratura, dall’incertezza del diritto, dal calo dei consumi, dalla concorrenza delle imprese pubbliche o partecipate dal pubblico, non c’è spread che tenga. E se soffre l’impresa non si creano posti di lavoro, cresce la disoccupazione, crescono il disagio sociale dei giovani, cresce la spesa pubblica. Di tutte queste riforme poco o nulla è stato fatto,e non mi sembra che le varie “Agende” politiche lascino troppo sperare. Allora guardiamo allo spread, ma per favore guardiamo soprattutto alla realtà del nostro Paese che ha tanto bisogno di persone capaci di ridargli vitalità.
Non so se ho capito bene quello che sta accadendo. Fatemi sapere il vostro pensiero.
Tanti cari auguri

Professor Girolamo Sirchia

 

Tabella

* Indicatori di crescita economica della nazione

  1. Numero di start-up (+)
  2. Numero ed entità di investitori stranieri (+)
  3. Numero di impiegati dello Stato (-)
  4. Giovani che aspirano a lavorare per lo stato (-) anziché intraprendere avventure imprenditoriali (+)
  5. Corruzione (-)
  6. Mal distribuzione del reddito (soggetti molto ricchi o molto poveri) (-)
  7. Giustizia lenta e talora ingiusta (-)
  8. Bilancia dei pagamenti (-)
  9. Difficoltà nelle pratiche amministrative (eccesso burocratico) (-)
  10. Difficoltà per i giovani e la mezza età di trovare lavoro (-)
  11. Criminalità (-)

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