Italia oggi e domani

Quando mi fermo a pensare agli accadimenti di questo periodo, scopro che il mio giudizio è bipolare, e questo mi ha indotto a un’analisi e forse ad una spiegazione del mio stato d’animo. Ho capito che una causa importante della variabilità sta nei mezzi di comunicazione italiani, e particolarmente le televisioni, che propongono solo la vita politica a scapito della vita reale, ossia quella della gente comune. Quando guardo il telegiornale o i talk show mi chiedo come è possibile che l’Italia sia caduta così in basso: si susseguono sullo schermo figure mediocri dal punto di vista culturale e umano che parlano di cose loro, spesso estranee e incomprensibili per gli ascoltatori. Poi ci sono i guru dei talk show: solo giornalisti e sindacalisti, sempre gli stessi, spesso ambigui per non infastidire nessuno. Andare dietro all’onda è sempre una buona regola. Questa sera un giornalista ha più volte ripetuto che il Parlamento si è molto rinnovato: ci sono più giovani e più donne, e di questo si rallegrava visibilmente. Non ne ho capito il motivo. Io non credo che la discriminante fra buono e non buono per il Parlamento passi attraverso l’età o il genere dei parlamentari eletti. Diversa è la situazione per il mondo dello spettacolo o dello sport, ma per il Parlamento mi sembra più importante distinguere fra intelligenti e mediocri, fra competenti e incapaci, fra onesti e avventurieri. Se prima discriminassimo persone umanamente e professionalmente eccellenti (e quindi se i partiti candidassero personaggi di alto profilo), allora sì che dovremmo favorire i giovani e le donne. Ma sappiamo bene che i partiti tradizionali non scelgono i candidati in base alle qualità umane e professionali. Tutti i telegiornali ripetono lo stesso ritornello (a proposito, perché la Rai fa tre telegiornali fotocopia, non basterebbe un solo telegiornale ripetuto a ore diverse?). Guardiamo allora i parlamentari di questa XVII Legislatura: ci sono le solite facce che dicono le solite cose, con i soliti tatticismi sempre “fatti nell’interesse del Paese e con spirito di servizio”. Poi ci sono i nuovi eletti: forse brave persone ma certo non personaggi di spicco. E’ vero che il Parlamento non può forse più essere costituito dalle élite di un tempo. Ma oggi sembra di essere all’ingresso di un supermercato invece che a Montecitorio. Di questi circa 1000 parlamentari, quanti ne salvereste se doveste assumerli nella vostra azienda? A quanti vi sentite di affidare le sorti del Paese, della vostra famiglia, della vostra azienda? Quale sarà il giudizio degli stranieri che ci osservano sempre con occhio critico e non sempre benevolo? La frase “i soliti Italiani” ci è ben nota. Persino Benito Mussolini, che tanto si era adoperato per migliorare l’immagine dell’Italia all’estero, quando la sua buona stella si avvicinò al tramonto, non sfuggì a questo giudizio o pregiudizio. Il 14 settembre 1943, a margine dell’incontro tra Hitler e Mussolini nel bunker del Führer a Rastenburg, Goebbels nel suo diario annotava: “Il vecchio Hindenburg* aveva indubbiamente ragione quando disse che nemmeno Mussolini sarebbe mai riuscito a fare degli Italiani altro che degli Italiani” (The Goebbels Diaries, Louis Lochner ed., Hamish Hamilton, London, 1948, pagine 627-628).
Alcuni nel mondo ci considerano gente poco seria, inaffidabili, imprevedibili ancora oggi. All’estero anch’io mi sono sentito in imbarazzo di fronte al comportamento buffonesco di qualche nostro politico. La prima volta che ho partecipato al Consiglio dei Ministri europei della sanità a Bruxelles, un collega mi ha detto: “Sono felice di incontrarla anche perché lei è il primo ministro italiano che partecipa assiduamente ai lavori e parla inglese”.
Confesso che tutto questo suscita in me un po’ di vergogna di essere Italiano, ma solo per un momento. Mi riprendo subito perché l’Italia non è quella che dipingono le televisioni, non è quella dei politici, dei dirigenti e dei burocrati strapagati e incapaci, della cosiddetta casta che continua a godere anche oggi di inauditi privilegi per lo più sconosciuti all’opinione pubblica e che approfitta a mani basse della sua posizione. L’Italia è fatta da milioni di persone intelligenti, volenterose, creative, che lavorano onestamente e che per queste loro qualità si affermano anche all’estero; persone che oggi pagano a caro prezzo l’incapacità e la disonestà di una classe dirigente che non cambia mai. Se penso a queste persone divento orgoglioso di essere Italiano e ritengo altresì che sia mio dovere in quest’ultimo scorcio della mia vita lottare con tutte le mie forze perché queste persone possano farsi avanti e trovare lo spazio per governare, far rinascere il Paese e assicurargli quel futuro che chi li ha preceduti ha loro sottratto. Sono consapevole che ciò non è facile nè immediato, non sono affetto da ottimismo irragionevole. Ma credo anche che i valori veri alla fine vincano e che presto o tardi l’Italia saprà reagire e uscire dal baratro in cui è stata precipitata. Non cediamo al pessimismo; “E’ opera del diavolo” dice il nuovo Papa. Siamo un bel gruppo di persone che si sono affiatate su questo credo comune. Dobbiamo crescere e lavorare per questo obiettivo: ne vale la pena.

* Presidente della Repubblica di Weimar tra il 1925 e il 1934.

Girolamo Sirchia

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