La risposta italiana alla pandemia di SARS-CoV-2

Non si può comprendere appieno la realtà che stiamo vivendo in questa pandemia se non si considerano gli antefatti che hanno contribuito a causarla, ossia:

1) mancati adeguamenti del Fondo Sanitario Nazionale per 10 anni con la perdita di valore stimata intorno ai 37 miliardi di Euro
2) politica di austerity con tagli lineari e mancati investimenti in personale, strutture e attrezzature. Ci siamo addirittura trovati senza personale sanitario per mancata programmazione da parte del Servizio Sanitario Nazionale e del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
3) smantellamento presso il Ministero della Salute dei Centri di Controllo delle Malattie, deputati ad operare in una rete internazionale di cooperazione per vigilanza, risk assessment, risk management e risk communication delle epidemie con redazione di relativi piani epidemiologici e minuziosa organizzazione dei suoi molteplici capitoli (vedi prototipo di piano pubblicato dalla Johns Hopkins University nel settembre 2019)
4) decentramento dei servizi sanitari malfatto con eccessiva distribuzione dei poteri, sovrapposizione e incerti confini tra potere centrale e potere regionale. I diversi sistemi sanitari da Regione a Regione hanno generato disservizi e conflitti
5) mancanza di:
– standard fissati dal Ministero della Salute per quantità, qualità e costo delle prestazioni erogate dalle Regioni (da cui disomogenità e migrazioni sanitarie) con sistematiche verifiche centrali sul rispetto degli standard ed eventuali azioni correttive gestite centralmente
– standard ministeriali delle strutture territoriali di riferimento [POT (Presidi Ospedalieri Territoriali), Case della Salute, Walk-in Centres, USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), queste ultime dotate di strumenti portatili di diagnosi e collegati con una Centrale per una second opinion]
– personale e attrezzature delle suddette strutture di riferimento. In particolare ritengo che i medici di Medicina Generale convenzionati possano continuare ad operare in convenzione presso il loro studio, ma debbano essere dipendenti quando operano presso queste strutture di riferimento anche per garantire loro una carriera analoga a quella dei medici ospedalieri
– sistemi di garanzia sul buon funzionamento del servizio sanitario in particolare potenziando il regime dei controlli sulle prestazioni erogate
– inserimento delle strutture territoriali di cura e assistenza (RSA etc.) nel Servizio Sanitario Regionale
6) comunicazione con la popolazione generale, con i pazienti, con il personale sanitario; uso di moderni mezzi a distanza (telemedicina, uso dei social, etc.)
7) mancato coinvolgimento delle Forze Armate nella ricerca e nella operatività delle calamità con mancanza di strumenti per affrontarle, quali strutture sanitarie precarie e mobili, personale addestrato con regolari esercitazioni etc. sul modello di quanto avviene ad esempio negli Stati Uniti e in particolare nella Marina Americana
8) divisione netta tra strutture Covid e non-Covid da parte di un Triage per il Pronto Soccorso ospedaliero o territoriale. I pazienti non-Covid potranno affluire ai relativi Ospedali, evitando cosi di ritardarne le diagnosi e le cure con gravi conseguenze per le loro patologie. I Reparti Covid possono invece essere ampliati con strutture mobili e personale richiamato 
9) nel caso delle calamità da dissesto idrogeologico bisogna intervenire a fermare definitivamente gli abusi edilizi che spesso sono la causa primaria del dissesto. Propongo che i responsabili penali degli abusi siano il Sindaco e il Capo dell’Ufficio Tecnico del Comune, che non possono non sapere, disponendo di Polizia Locale che presidia il territorio. Ai responsabili dell’abuso edilizio invece viene data la possibilità di scegliere tra il pagamento di una concessione annuale rinnovabile molto onerosa per le strutture abusive realizzate o la loro demolizione (a loro spese), dandone comunicazione al Fisco
10) imprevidenza grave quella di conferire alla Cina tutta la produzione manifatturiera anche strategica, privandone il nostro Paese nel nome del vantaggio economico (basso costo) senza capire che ci si metteva a loro discrezione.

Ciò premesso, non avendo messo in conto che una pandemia potesse presentarsi, il Governo si è trovato di colpo nella bufera ed ha fatto quello che ha potuto, compresi molti errori (apertura delle discoteche a Ferragosto, apertura delle scuole in presenza, mascherine non raccomandate nei primi tempi, chiusura di tutti i bar e ristoranti invece dei controlli con telecamere, con danno economico di questi imprenditori) e, prima di tutto, mancanza di una legge di conferimento dei poteri alla Presidenza del Consiglio, a norma dell’art. 120 della Costituzione.

Interventi da fare subito
1) Case della Salute o analoghe strutture sempre aperte, con USCA dotate di attrezzature portatili con teleconsulto presso esperti di riferimento
2) Medici di Medicina Generale in teleconferenza con i pazienti e con le Case della Salute
3) Triage per distinguere pazienti Covid da quelli non-Covid, così da ammettere questi ultimi solo in Ospedali, POT, RSA e residenze temporanee indenni dall’infezione
4) Cessare immediatamente la stretta irresponsabile sulla sanità e i relativi tagli, aumentando nel contempo in misura sostanziale il Fondo Sanitario Nazionale.

Governo Conte
Il Prof. Giuseppe Conte è un Presidente del Consiglio venuto dal nulla, in teoria prestato alla politica, che si comporta peraltro in modo molto politico. Sapendo di non avere alle spalle un partito e di non rappresentare la maggioranza degli Italiani, ha deciso di accreditarsi con cinque principali iniziative:

1) allineamento totale alle decisioni dell’Unione Europea
2) governo in unione con i Sindacati, specie la CGIL
3) comportamento da democristiano che cerca consenso con tutti senza scontentare nessuno, ma senza badare al risultato
4) inesperienza ed errori grossolani: ingorgo legislativo, mancata capacità di spesa, spese compiacenti, etc.
5) non crede all’impresa privata e non la agevola, utilizzando il denaro pubblico per accontentare tutti: Reddito di Cittadinanza, bonus di tutti i generi, spese per gli immigrati clandestini, etc.

Sul piano dell’economia nazionale diversi economisti sono molto preoccupati per le strategie intraprese dal Governo e sottolineano i seguenti principali punti:

A. L’enorme debito contratto dall’Italia dovrà essere ripagato e, per fare questo, sono necessari investimenti e provvedimenti per far ripartire le imprese ed aumentare i posti di lavoro. Ciò non sta accadendo e le iniziative del Governo sono di tipo più assistenzialistico che non produttivo.
Una gran quantità di regalie anziché sostegno alle imprese produttive e alle esportazioni, finalizzate più ad assicurare la pace sociale ed il consenso che la ripresa economica.

B. I tagli hanno interessato tutti gli Enti pubblici, compresi i Ministeri e ne hanno indebolito la macchina burocratica. Anche per questo il Governo continua a creare organismi che la affiancano o la sostengono, esautorandola, con costi elevati e confusione dei ruoli. Sono quasi spariti dalla scena il Ministero della Salute e la Protezione Civile, per non parlare delle Forze Armate, e i loro compiti sono stati affidati a Enti diversi (Investitalia), a Commissari, a nuovi Enti (è stato annunciato un nuovo Ente che dovrà gestire il Recovery Fund).

C.  L’annunciata riforma fiscale deve porre fine allo scandalo delle imposte sui redditi, pagate sostanzialmente in grande misura solo dal personale dipendente e dai pensionati. Deve finire la jungla delle agevolazioni fiscali che si trascinano da anni e che talora non hanno più senso oggi. Devono essere semplificate e snellite le procedure sempre più farraginose: l’informatica ha talora reso più difficile la vita invece di semplificarla, soprattutto per alcune categorie di cittadini, come gli anziani. Una riforma fiscale affrettata, come ci si accinge a fare, può essere disastrosa

D. Alla ripresa produttiva è legato il rilancio nel mondo del made in Italy, ossia di quella sorgente di ricchezza nazionale che con il turismo regge la nostra economia. A questo proposito va profondamente ripensato il ruolo delle Ambasciate italiane nel mondo e dell‘Istituto per il Commercio Estero, che oggi non danno un sostanziale contributo a questo scopo.

In conclusione un Governo che non dissipa i molti timori della popolazione nei confronti dell’attuale pandemia e più in generale circa il futuro della Nazione 

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