Il burn-out e la depressione dei medici sono diventati epidemici e coinvolgono più del 50% dei medici negli USA, specie quelli che lavorano in prima linea. La diminuita soddisfazione del lavoro, la depersonalizzazione (atteggiamento negativo e non empatico) e la ridotta produttività sono l’effetto di un eccessivo carico di lavoro non medico e dell’indifferenza dell’organizzazione ai problemi del medico. Essi comportano insoddisfazione del medico e del paziente e costi per l’organizzazione sotto forma di più frequenti errori, ridotta produttività e aumentato turn-over. Rimpiazzare un medico costa tra $ 500.000 e 1 milione. Le migliori organizzazioni sanitarie come la Mayo Clinic si stanno occupando attivamente del problema, a cominciare dalla misurazione annuale del benessere dei medici e dall’identificazione degli strumenti per accrescerlo, a cominciare da come il lavoro è organizzato e gestito e da strumenti che permettano di conciliare lavoro e famiglia. E’ chiaro ormai che il medico deve lavorare in team lasciando ad altre figure professionali parte del lavoro amministrativo e concentrandosi sul rapporto con il paziente: il computer non deve interporsi tra medico e paziente perché il rapporto altrimenti si spersonalizza e l’empatia scema. Gli assistenti del medico sono figure professionali sulle quali bisogna però investire per portarle all’altezza del loro compito, per renderle semi-indipendenti ed esperte nei sistemi di comunicazione: i mezzi di comunicazione e le nuove tecnologie sono indispensabili alla medicina, ma non devono allontanare il medico dal paziente.
Il lavoro di squadra ha dato ottimi risultati laddove è stato utilizzato, ma la materia è oggi oggetto di ricerca e altre nuove soluzioni si stanno profilando per contrastare la piaga del burn-out medico.
Wright AA, Katz It. Beyond burn-out redesigning care to restore meaning and sanity for physicians.
New Engl J Med 378, 309-311, 2018.