In molti Paesi, inclusa l’Italia, il consumo di prodotti del tabacco sembra in aumento nei giovanissimi e nelle donne, mentre si mantiene sostanzialmente stabile negli uomini adulti. Come è possibile che ciò accada malgrado quello che oggi sappiamo circa i danni umani, sociali, economici e ambientali che il consumo di tabacco provoca al Paese?
La cosa si spiega se si esaminano attentamente le strategie dei produttori di tabacco, e precisamente:
- La continua e intensa azione di promozione più o meno occulta dei loro prodotti: il modello sociale che lega il fumo ad atteggiamenti di libertà e momenti di piacere o sollievo (vedi gli slogan del relax, della socializzazione, della spregiudicatezza, dell’affermazione della personalità, etc.; a ciò si aggiungano i film e le fiction dove i protagonisti fumano, ma anche i video divulgati in rete, come ad esempio Lost on You).
- L’invenzione di nuovi ambiti di consumo (sigarette senza combustione per la riduzione del danno, legalizzazione di marijuana con tabacco) e la collaborazione con la Scienza e le Istituzioni per ridurre i danni del tabacco (sempre occultati!), con finanziamenti anche rilevanti.
- L’azione di sostegno all’occupazione: l’Italia è il 2° produttore di tabacco in Europa con oltre 200.000 posti di lavoro e le Multinazionali sostengono ogni azione che la favoriscano. L’accordo del Ministero dell’Agricoltura per la cessione di tutto il tabacco italiano ad una Multinazionale (Ministri Alemanno e Martina) ne è la prova.
Peraltro l’OMS ha recentemente segnalato che il tabacco nuoce anche a coloro che lavorano nelle coltivazioni, specie donne e bambini, in molti dei quali sono stati riscontrati segni di intossicazione da pesticidi e nicotina.
- La sapiente difesa del loro business da parte delle Multinazionali (vedi il recente Trattato Transatlantico ancora in discussione, che propone il diritto dei produttori di impugnare, davanti ad un Tribunale internazionale, eventuali decisioni di uno Stato se ritenute lesive del loro business).
Tutto questo aumenta grandemente l’inerzia dello Stato nel contrasto al consumo di tabacco. Spinta promozionale e inerzia istituzionale sono quindi a mio avviso le cause principali dell’aumento del consumo di tabacco soprattutto nei giovani che rappresentano il miglior investimento per i produttori, in quanto assicurano loro una clientela assuefatta per anni. Alla luce di questa realtà divengono quindi utopiche le affermazioni di Health in All Policy (priorità dell’impatto sulla salute dei provvedimenti istituzionali) e di Tobacco Endgame (far scomparire l’uso del tabacco da una certa data in poi). Se si vuole davvero ridurre o contenere l’uso del tabacco, credo che si debba investire sulla consapevolezza dei cittadini e su iniziative della società civile, prima che sull’azione delle Istituzioni politiche. Compito certo arduo, a cui ognuno di noi è però chiamato a contribuire per dovere morale verso le generazioni future, in modo individuale (i non fumatori facciano sentire la loro voce in famiglia e fuori!) o collettivo (ad esempio nelle scuole, negli Ospedali, ma anche come ha fatto la Fondazione Il Sangue, producendo il film The Answer – La risposta sei Tu principalmente per le scuole, coinvolgendole grazie anche alla collaborazione di Regione Lombardia e all’Istituto Superiore di Sanità oltre a Consulta Nazionale sul Tabagismo, Agenzia Nazionale della Prevenzione e altre ancora).
Crediamo infatti che dobbiamo proprio concentrarci sui giovanissimi e i ragazzi della Scuola Primaria e Secondaria di 1°grado perché acquisiscano maggior consapevolezza sui danni che il tabacco e il suo consumo provocano alla salute, ma anche all’ambiente, ove le coltivazioni intensive e i mozziconi dispersi nell’ambiente (in italia circa 50 miliardi l’anno) riversano veleni assai pericolosi che colpiscono il creato e quindi tutti noi. L’alternativa è subire questa situazione e pagare per i danni che gli interessi di pochi impongono alla salute pubblica e all’ambiente che ci circonda.