Celebrando i 40 anni del NITp, penso che il suo successo sia legato in gran parte ai seguenti fattori:
- ha rappresentato sempre una piattaforma al servizio dei numerosi specialisti che intervengono nel prelievo e nel trapianto di organi. Ha funzionato facilitando l’organizzazione e i contatti tra le équipes, gestendo le liste di attesa e i test immunologici e immunogenetici, ma anche facilitando l’incontro periodico degli specialisti riuniti in gruppi di lavoro. Le procedure adottate dall’intera organizzazione scaturiscono dall’accordo raggiunto da questi incontri, e la loro revisione periodica ne assicura l’aggiornamento continuo. Non quindi una struttura di vertice, ma costituita e gestita dagli operatori stessi, utilizzando un Centro di servizi divenuto successivamente il Centro di Riferimento Interregionale;
- è stato ed è un esempio di organizzazione multi-disciplinare e multi-professionale, giacché ha visto il contributo paritetico di vari specialisti medici, con infermieri, dirigenti regionali, amministratori ospedalieri, giornalisti, esperti di logistica e di presidi medici, ma anche di alcuni assessori alla sanità regionali come Rivolta e Melotto, che sostennero l’affermazione del NITp. Tutti hanno lavorato insieme con il rispetto delle rispettive competenze, con ammirevole lavoro di squadra;
- l’origine stessa del NITp è stato un esempio di aperta e intelligente collaborazione. La mia proposta del 1974 ai Professori Edmondo Malan e Piero Confortini (grandi chirurghi del trapianto) di delegare l’organizzazione del trapianto (e quindi le liste d’attesa e la scelta dei pazienti da trapiantare!) ad una struttura terza che non aveva propri pazienti nasceva dal fatto che già all’origine del prelievo e del trapianto serpeggiavano malumori e sospetti circa i pazienti che i chirurghi autonomamente sceglievano per trapianto e i sospetti erano particolarmente accesi anche sul prelievo di organi e sulla morte cerebrale. Feroci campagne di stampa e movimenti di opinione mettevano a serio rischio la pratica del prelievo e del trapianto. Questi grandi chirurghi, leader della trapiantologia italiana, ci accordarono la loro fiducia (di cui vado orgoglioso anche oggi) e nacque il NITp;
- l’internazionalità del NITp e dei suoi componenti ci portò in contatto con i Centri e le Organizzazioni di trapianto di tutto il mondo, ove acquisimmo rispetto e considerazione. Siamo stati sempre presenti in tutti i principali tavoli europei e americani e abbiamo collaborato a costruire con loro le loro e le nostre decisioni. I pionieri del trapianto sono stati nostri amici e maestri;
- il NITp è stato una piattaforma non solo organizzativa ma anche scientifica, e numerose sono state le ricerche di tipo collaborativo che sono state pubblicate e che hanno contribuito allo sviluppo e crescita della trapiantologia;
- il cemento che ha legato insieme le centinaia di persone che hanno costituito il NITp è stato l’amore per il proprio lavoro. Ne è nato un mondo nuovo, una organizzazione multidisciplinare e multi-regionale costruita sulla fiducia e stima reciproche, sull’autorevolezza professionale, sull’innovazione organizzativa e gestionale.
Oggi il NITp continua la sua attività: sono cambiati molti uomini e molte situazioni, ma i valori costitutivi restano, restano le collaborazioni e tutti i presupposti del suo successo.
Il NITp è stato e resta un motore della trapiantologia, della sanità e della salute pubblica italiane.
In merito segnalo un pensiero del dr. Sergio Harari pubblicato sul “Corriere della sera” Milano