Nessuna riforma sanitaria risulta efficace a lungo termine se non si colloca a livello delle corsie ospedaliere, degli ambulatori e della medicina del territorio. A questo livello le trasformazioni devono essere piccole e progressive e richiedono la partecipazione convinta dei medici e del restante personale sanitario. Le grandi riforme top-down fatte a tavolino sono destinate a incidere poco e a non durare. Le modificazioni devono essere effettuate da team multidisciplinari di coloro che lavorano effettivamente nel sistema insieme ai pazienti e ad esperti di organizzazione e gestione sanitaria. Capire e seguire i percorsi del paziente è molto istruttivo, perché consente di capire quali sono le priorità da affrontare. Nessun uomo da solo può disegnare modifiche di sistema che abbiano successo; più spesso esse sono non solo inutili, ma dannose. Il grande pericolo però è anche che i cambiamenti non tengano conto dei dati e delle risorse disponibili. Poche modificazioni vanno a segno di colpo; di solito esse richiedono aggiustature nel tempo. Ecco perché ogni modifica dovrebbe essere prima sperimentata in diverse realtà locali. Le esperienze di successo indicano che questi team multidisciplinari devono lavorare regolarmente e continuamente, considerare come priorità la qualità oltre all’efficienza, essere guidati da leader esperti, essere composti da personale interno e non da consulenti, essere sostenuti e ascoltati dai top manager sia clinici che amministrativi, saper coinvolgere e consultare tutto il personale. Il risultato del cambiamento infine deve essere misurato prima di essere trasferito. In tal modo il team permanente diviene parte della governance clinica e strumento di miglioramento continuo di efficienza e qualità.
Bohmer RMJ. The hard work of health care transformation. New Engl J Med 375, 709-11, 2016.