Gli economisti ci avvertono che i servizi sanitari sono troppo costosi e rischiano di diventare presto economicamente insostenibili. La conseguenza è che bisogna tagliare le spese, e il modo più semplice è quello di effettuare tagli lineari (cioè ad esempio ridurre tutti i conferimenti del 5%). Nulla è più dannoso di questo modo di procedere, giacchè gli sprechi risentono poco o nulla del provvedimento, mentre i servizi più complessi e di migliore qualità vengono dissestati. Bisognerebbe che i Governi prendessero finalmente atto che è necessario ed urgente approntare un piano pluriennale anti-sprechi in sanità, giacchè l’utilizzo delle risorse per prestazioni inutili si aggira intorno al 30% (in Italia pari a
€ 35 miliardi quest’anno). Per aggiustare questa situazione, tuttavia, bisogna capire e correggere alcuni gravi difetti degli attuali sistemi sanitari e precisamente quelli discussi in seguito.
La medicina di oggi è tesa a riparare malattie vere o presunte una volta che esse si sono verificate. In tal caso vengono spesso prescritti una quantità eccessiva di indagini strumentali e di farmaci, che a loro volta possono procurare ulteriori patologie, specie negli anziani. Molti pazienti peraltro esigono questi trattamenti eccessivi in quanto pensano che ciò sia giovevole. Non è così, ma nessuno glielo dice. Io credo quindi che il primo investimento da fare sia l’educazione sanitaria con i mezzi più incisivi: la televisione e la scuola. La televisione dovrebbe utilizzare le tecniche del marketing commerciale per far capire due concetti:
1) Il modo migliore di curarsi è prendersi cura di sé quando si sta bene per evitare di ammalarsi (non fumare*, evitare eccessi alimentari, ecc.)
2) quando ci si ammala bisogna evitare le indagini e le cure eccessive perché fanno più male che bene (il movimento “less is more” è meritevole in questo senso).
Spot più volte ripetuti ogni giorno devono far capire al pubblico il valore degli stili di vita salutari, ossia della medicina preventiva piuttosto che curativa, riducendo la cura della malattia, se si manifesta, al minimo indispensabile e di provata efficacia. In particolare è necessario capire che non bisogna curare gli esami di laboratorio (il colesterolo), ma la malattia e soprattutto non bisogna curarsi da soli se non si hanno le conoscenze per farlo. Lo Stato quindi deve innanzi tutto investire nel cosiddetto “marketing sociale” e nell’educazione sanitaria per cambiare la mentalità e la consapevolezza del pubblico. La TV di Stato è preziosa in questo senso e deve essere utilizzata a questo fine. Anche la scuola è preziosa perché solo essa (con la famiglia) può costruire un cittadino consapevole. Purtroppo ogni riforma della scuola ignora questo primario compito per concentrarsi su altri aspetti (specie i problemi del personale). Va quindi ripristinata in pieno l’educazione civica e sanitaria nella scuola primaria e secondaria. Anche l’Università deve porre questi concetti al vertice nella Facoltà di Medicina, riconsiderando le materie di insegnamento e finalizzandole alla preparazione di un medico moderno e utile alla società in cui opera.
Ritengo infine che il Servizio Sanitario Nazionale debba premiare questa educazione sanitaria aumentando consistentemente gli investimenti nella prevenzione, promozione della salute ed educazione continua dei medici, degli altri sanitari e del pubblico. Sarebbe a mio avviso opportuno che l’intera materia venisse centralizzata al Ministero della Salute per evitare poco efficaci iniziative regionali e relative duplicazioni.
Un piano di questo tipo potrebbe produrre risultati visibili in pochi anni, e migliorare il problema operando sull’origine del male, anziché sulla coda dei fenomeni. Questo sì che consentirebbe veri risparmi, tagliando parte degli enormi sprechi e danni che l’attuale impostazione comporta.
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*Oggi si comincia a fumare a 10 anni e c’è chi auspica di liberalizzare la cannabis. Nelle donne il fumo sta provocando un incremento di tumori polmonari senza precedenti. In compenso sia al cinema che in TV non si vede altro che attori che fumano ben sapendo che ciò induce il pubblico e soprattutto i giovanissimi a fumare. Lo Stato assiste inerte a questa vergogna e a tutte le operazioni di promozione occulta messe in atto dai produttori di sigarette. Il fumo causa in Italia circa 80.000 morti evitabili all’anno e una spesa sanitaria e sociale di oltre € 20 miliardi l’anno.
Non dimentichiamoci dei ragazzini che in giovanissima età fanno uso di alcool.