Quando si parla di unioni civili legali (cioè regolate da contratto privato, vedi nota del 10/2/2014) dobbiamo ricordare che queste non riguardano solo i giovani, ma dovrebbero interessare anche gli anziani. Oggi in Italia oltre 3,6 milioni di anziani vivono soli, e rispetto al 2002 si è registrato un aumento del 36,6% (dati Censis 2013). Ciò è dovuto all’indebolirsi del tessuto sociale e dei rapporti familiari e amicali. La società (intesa non solo come Istituzioni, ma soprattutto come organizzazioni di volontariato[*]) dovrebbe quindi porsi come obiettivo quello di generare relazioni tra le persone, ad esempio favorendo i rapporti tra gli anziani, facilitando le loro unioni e coabitazioni in residenze individuali o collettive. Ecco che allora le unioni civili, se regolate da contratti privati, come auspicato da Thaler e Sunstein (che considerino anche favorevoli aspetti fiscali e successori) potrebbero costituire un importante rimedio al cambiamento dell’welfare che stiamo vivendo.
[*] Scrive il Censis nel “Rapporto sulla Situazione Sociale del Paese”, 2013, pagg. 232-33: “In prospettiva, per un welfare comunitario efficace, sostenibile e di qualità… il non-profit è essenziale; per questo è strategico andare oltre la perniciosa abitudine di tante Istituzioni ad un outsourcing povero orientato solo all’abbattimento del costo dei servizi…Il non-profit, insieme al volontariato organizzato o meno, è fatto di reti su cui investire, perché ha dimostrato di essere un collante essenziale in una realtà sociale a rischio disgregazione”. Investire specialmente nelle innovative sperimentazioni e soluzioni proposte e realizzate dal volontariato, avendo cura di rompere ogni forma di sudditanza operativa del volontariato rispetto agli organismi pubblici di finanziamento.