La maggior colpa della nostra classe politica è di aver fatto crescere nei passati decenni il debito pubblico, senza controllo e senza qualificazione della spesa pubblica.
Oggi le politiche di rigore necessarie per il rientro del debito, unitamente all’introduzione nella Costituzione del pareggio di bilancio da parte di tutte le Amministrazioni Pubbliche, stanno mettendo a dura prova l’economia reale dell’Italia e i vincoli imposti dall’Unione Europea stanno riducendo sempre più la nostra sovranità nazionale. I provvedimenti legislativi del Governo continuano a crescere di numero mentre i decreti attuativi sono troppo numerosi e in grave ritardo. Essi sono inoltre espressi in modo tortuoso, incomprensibile, caotico. E ciò ha l’effetto di allontanare dall’Italia chi vuole investire. Da noi ogni raccomandazione a produrre leggi scritte in modo semplice e comprensibile cade nel vuoto. Inoltre non si riesce a far capire che quando le leggi ostacolano il progresso della società bisogna cambiarle e non rassegnarsi ad arrestare il progresso o a subire dei danni. La complicazione ed il bizantinismo continuano e crescono, e crescono i danni e la confusione. Ma la politica non sa o non vuole cambiare, anche quando l’astensionismo alle elezioni arriva o supera il 50% e il gradimento e la fiducia degli Italiani per la politica e le Istituzioni scendono a valori del 10%.