Il recente rapporto 2013 dell’IPCC (Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici, Premio Nobel per la Pace 2007) indica che:
⒜ l’attività umana è la principale causa di innalzamento della temperatura della superficie terrestre registrata negli ultimi 50 anni: la concentrazione di CO2 (che deriva principalmente dall’uso di combustibili fossili e dalla deforestazione) è cresciuta del 20% rispetto al 1958 e continua a crescere;
⒝ l’effetto antropogenico sul clima (emissioni di gas serra, cambi d’uso del suolo) ha provocato il riscaldamento degli oceani, la fusione dei ghiacci, l’innalzamento dei mari; la temperatura è cresciuta di 0,11°C/decennio nei primi 75 metri, ma si registra anche a profondità maggiori (oltre 3000 metri). Il livello medio dei mari è cresciuto di 19 cm dal 1901 ad ora, con valori pari a 3,2 mm/anno dal 1993 al 2010. La calotta artica dei ghiacci è diminuita di circa il 10% per decennio.
Gli scenari per la fine di questo secolo sono una crescita ulteriore della temperatura della superficie terrestre di 1°C-3,7°C con crescita dei livelli marini di 24-62 cm, aumento delle precipitazioni ed eventi estremi nelle zone umide del pianeta e siccità altrove.
Bisogna allora formare una consapevolezza collettiva di ciò che sta accadendo perché la politica si decida ad “uscire dal paradigma economico predatorio delle risorse naturali” (Mercalli L., 2013): se la gente è convinta, i politici seguiranno (Ek 2013). Se non si riuscirà al più presto a mutare rotta, riducendo i danni che l’uomo provoca all’ambiente, le prossime generazioni subiranno un danno di tale portata da mettere a rischio la loro stessa esistenza.
(IPCC Working Group 2013 – www.climate2013.org/spm)