L’educazione dei medici nei grandi Ospedali di riferimento è utile in quanto li addestra ad utilizzare strumenti avanzati e a lavorare in una realtà multispecialistica. Tuttavia l’aspetto negativo è che essi imparano a richiedere conferme diagnostiche e terapeutiche ad altri, privilegiando la completezza dei referti piuttosto che il proprio ragionamento, senza assumersi in pieno la responsabilità professionale e quella dell’uso minimo indispensabile delle risorse. In medicina vale la regola dell’80/20 (l’80% dei casi clinici si diagnosticano considerando in prima istanza il 20% delle cause possibili): per questo è più utile ed economico iniziare il processo diagnostico dalle cause più frequenti anziché esplorare tutte le possibili cause della patologia in esame con un atteggiamento di iper-investigazione, che ha costi e rischi non indifferenti. Negli anni tuttavia è cresciuto un altro motivo di iper-uso dei mezzi di diagnosi e cura: il timore di essere imputati di malpratica ed essere condannati a risarcire il paziente. Questo rischio crescente induce i medici a fare il massimo, ad assumere il minor numero possibile di rischi, a privilegiare la completezza anziché la ragionevolezza nei processi di diagnosi e cura.
Chiedere visite a parere di molti specialisti, fare molte indagini, somministrare molti farmaci crea innumerevoli occasioni di errore e di eventi avversi al paziente: la nostra società deve capire che va ripristinata la figura del medico, avvocato del paziente, che deve godere del rispetto e della fiducia dei malati. Certo anche i medici possono sbagliare, ma se ciò avviene senza colpa, egli non deve essere sottoposto al linciaggio mediatico e giudiziario. La società peraltro ha il dovere di assicurare ad ogni cittadino che il medico è aggiornato, onesto e disponibile e per questo va rispettato ed aiutato a svolgere la sua difficile professione. Il suo giudizio clinico è più importante di una lunga serie di indagini strumentali, e questo devono continuamente sottolineare coloro che educano i giovani medici, rivalorizzando i veri valori del medico. I medici, dal canto loro, devono rispettare il loro codice etico (vedi l’allegato Codice della Canadian Medical Association pubblicato nel 1987).
(Detsky AS, Verma HA – A new model for medical education. Celebrating restraint. JAMA 308, 1329-30, 2012)
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