Gli organismi internazionali più autorevoli ormai da tempo concordano nell’assegnare alla scuola un ruolo primario per costruire una società ordinata, equa e avanzata. Un sistema scolastico efficiente deve costruire un buon cittadino ed indirizzare i giovani verso attività lavorative per le quali hanno attitudine e che possono dare loro soddisfazione e piena realizzazione economica e spirituale. La scuola deve perciò essere obbligatoria fino all’età di 16 anni, divisa in due quinquenni: la scuola primaria e la scuola media. La scuola primaria (o elementare) getta le basi per la costruzione di un buon cittadino moderno non solo attraverso il trasferimento di nozioni fondamentali ma anche con l’educazione civica e sanitaria(1), l’apprendimento di lingue straniere (oltre che l’italiano), delle basi scientifiche, delle pratiche sportive anche agonistiche(2), la scoperta delle nostre radici e dei valori fondanti della società. La scuola media approfondisce, sviluppa e consolida questa preparazione. In uscita dal secondo quinquennio il giovane viene sottoposto ad una valutazione che sappia evidenziare le sue inclinazioni e le sue attitudini (la metodologia esiste, anche se non è perfetta) così da poter essere avviato a un istituto tecnico o scuola professionale oppure a un liceo classico o scientifico di durata triennale (in quest’ultimo caso previa valutazione in ingresso della sua preparazione). Le scuole di tipo tecnico dovrebbero abilitare all’esercizio di un lavoro tecnico e per questo il giovane deve poter frequentare oltre all’aula anche un ambito lavorativo che completi la sua preparazione. Esse peraltro dovrebbero trovare sbocco nell’Università sia per le lauree brevi sia per corsi di laurea attinenti (ad esempio per i ragionieri economia e commercio). Comunque per tutti i corsi di laurea è importante che il numero sia programmato con valutazione della preparazione dello studente in ingresso.
Il suddetto momento di indirizzo e valutazione a 16 anni aiuterebbe i giovani a trovare la loro strada nel mondo del lavoro, evitando che tutti si avviino verso l’Università per poi bloccarne l’accesso con il numero chiuso oppure fabbricando disoccupati laureati in discipline che non sono richieste dal mercato del lavoro. E’ vero che la maggior parte dei genitori italiani di ogni ceto ambisce ad avere figli laureati, ma ciò deriva probabilmente dal fatto che in passato il laureato aveva migliori opportunità di guadagno e di posizione sociale.
Oggi non è più così. Il mondo moderno tende a livellare sul merito e sulle capacità individuali laureati e tecnici; questo va capito e fatto capire alla nostra popolazione. La dignità sociale non è e non deve essere più legata al “pezzo di carta”, ma alla capacità del giovane. Se questo è il modello adatto ad una società moderna, il sistema scolastico italiano va un poco ripensato. Riforme, controriforme, rappezzi e modifiche parziali e settoriali sono stati poco utili. Servono un modello di sistema semplice e non demagogico, insegnanti motivati e ben preparati ai quali vengano date forte dignità sociale e considerazione, interazioni tra scuola e mondo del lavoro, attenzione politica e risorse sufficienti. Forse, facendo bene i conti, scopriremo che in un sistema ben ordinato e con meno sprechi si possono avere risultati migliori senza eccessivo aggravio di spesa e potremo accorgerci che investire nella scuola è molto conveniente anche in termini economici.
Note
(1) Penso ad un insegnamento ad hoc con personale dedicato e con libri di testo e supporti adeguati che trasferiscano ai giovani le nozioni sugli stili di vita salutari, sui danni alla salute provocati da inattività fisica, alimentazione inappropriata, fumo di tabacco, ecc.
(2) Penso alle scuole americane che tengono in grande considerazione e riservano molto tempo alle pratiche sportive.